Illusions perdues è una sontuosa rivisitazione dell’opera di Honoré de Balzac, una lucida riflessione sull’etica giornalistica in cui emergono tracce vivide di attualità. Presentato in concorso a Venezia 78.

Xavier Giannoli presenta in concorso a Venezia 78 il suo Illusions Perdues, un racconto denso e quanto mai attuale che condensa i tre volumi dell’opera letteraria.

Il racconto è incentrato su Lucien de Rubempré (Benjamin Voisin), un giovane uomo la cui rapida ascesa e la repentina (e umiliante) caduta vengono drammaticamente dettagliate dal regista francese. Con eleganza e senso della misura Giannoli costruisce inquadrature iconiche e scene corali piene di vitalità. Come altri personaggi delle opere di Balzac, anche Lucien è un ambizioso parvenus, di estrazione vagamente nobile, che arriva impaziente nella Parigi dell’inizio del XIX secolo e finisce per compromettersi. È proprio nella ville lumière che Lucien viene spinto all’interno di un vortice edonistico dove non è ammessa alcuna etica e tutto ruota attorno al profitto.

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Addio sogni di gloria

Giannoli enfatizza la carriera torbida di Lucien sottolineando il contrasto fra opulenza e miseria sia nelle fasi dell’esistenza del protagonista, sia nelle interazioni tra i personaggi.

Lucien de Rubempré entra in scena come un idealista determinato a scrivere un romanzo e poi si trasforma in un individuo insensibile, assoggettato all’impoverimento morale della società. In questa parabola, il film offre un assaggio della modernità cittadina: fama, fortuna, denaro e romanticismo. Tutto è destinato a collassare.

La scelta del cast, così come gli splendidi costume di Pierre-Jean Larroque, è azzeccata, affidando a Benjamin Voisin (Été 85) il ruolo principale, complice il mix di fascino, talento e dolcezza capace di rappresentare gli squilibri della società moderna. A supporto ci sono  volti noti al grande pubblico come Gérard Depardieu e Xavier Dolan.

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Il prezzo del successo

Balzac ambienta la storia nel 1821, agli albori del mondo contemporaneo, dove già si insidiava la disinformazione di massa e gli artisti mettevano da parte i loro sogni di gloria per sposare il denaro, per entrare nell’olimpo di quelli che contano. Giannoli muove una critica, nemmeno troppo velata, alla figura dei critici alla mercé del miglior offerente. In questa società, qualsiasi recensione può essere distorta, pilotata e venduta al miglior offerente. Un sistema cinico che anticipa il circo dell’infobusiness attuale e mette in luce il potere manipolatorio dei mezzi di stampa sul pubblico.

Nonostante la corposa durata, il film mantiene alto il livello di concentrazione, la narrazione prosegue spedita, il ritmo si fa serrato. La parabola di Lucien culmina nell’annichilimento personale e morale, nel fallimento dei sogni e nel miraggio dell’irraggiungibile.

Illusions Perdues è un film olistico e trionfale, ma anche drammatico nei toni più amari, nel corpo delle immagini, nel volto dei protagonisti. Una storia epica che indaga l’ambizione umana, il talento, la reputazione. E non ultimo, una lucida riflessione sull’arte.

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