Tra cinema e teatro c’è sempre stata un’alterità e un dialogo. Quanto può il teatro essere cinematografico e quanto il cinema può (deve?) estrapolare dal palcoscenico?
Nell’equilibrio di questa danza tra i due medium risiede il successo di Il sindaco del Rione Sanità, diretto da Mario Martone sulla base della commedia in tre atti scritta da Eduardo de Filippo.
Don Antonio Barracano, il “sindaco”, è un uomo distinto e una figura di riferimento all’interno della comunità napoletana. È lui che dirime le controversie, che amministra le regole e i rapporti di una “famiglia allargata” camorrista. Quando un colpo di pistola, esploso durante un conflitto a metà tra la farsa e il regolamento di conti tra due giovani del quartiere, viene sottoposto all’attenzione di Don Antonio si innesca una pioggia di eventi dalle tragiche conseguenze.

Mario Martone, che aveva curato la trasposizione teatrale dell’opera, imposta la regia per aumentare l’impatto dei dialoghi tramite l’uso del montaggio interno e delle immagini. Non un film cinematografico, non un film teatrale.
La forza di questa tecnica “combinata” permette alla regia di raccontare una società all’interno della società, con regole e abitudini proprie, senza perdere il senso di distacco e lo sguardo ironico. Siamo lontani infatti dalle “Sodome” e dalle “Gomorre” tanto celebri in un certo cinema italiano e in una serialità di grande successo anche all’estero. Martone scruta Napoli con affetto, non realizza un’opera di condanna contro la malavita (sarebbe scontato), ma osserva i vuoti civili all’interno del tessuto sociale cittadino che permettono a questo microcosmo fatto di “regole e onore” di proliferare.
Presentato in concorso a Venezia 76, Il Sindaco del Rione Sanità è un film difficile da esportare fuori dai confini italiani e non semplice da raccontare. Martone propone un’opera travolgente e importante per l’Italia, una visione fresca e originale che inquadra l’essenza del nostro vivere civile. È raro che un cinema di dialoghi riesca ad essere così adatto al grande schermo. Il Sindaco del Rione Sanità lo è perché tiene saldo il ritmo, usa i primi piani e la bravura degli attori per trasmettere ciò che a teatro non sarebbe stato possibile. E anche se nel finale il gioco alla farsa sembra diventare troppo artificioso, è bello pensare che finalmente in Italia ci sia qualcuno, come Mario Martone, che riesca a fare cinema in modo coraggioso, con idee sane e capace di perseguire fino in fondo le proprie intenzioni.