Giurato numero 2 di Clint Eastwood mette al centro l’ambiguità della giustizia e sfida lo spettatore in un duello morale.
Di cosa parla Giurato numero 2?
Justin Kemp (uno straordinario Nicholas Hoult) è un giornalista locale che viene selezionato come giurato in un importante processo per omicidio. Il momento non è ideale poichè la moglie è incinta e porta avanti una gravidanza a rischio. L’imputato è accusato di aver ucciso la sua ragazza, Kendall Carter, dopo un’accesa discussione in un bar. Quando i fatti del caso emergono però, Justin comincia a rendersi conto che l’incidente avuto la notte in questione potrebbe essere collegato all’omicidio.
Oltre ogni ragionevole dubbio
Clint Eastwood mette in scena un’opera che è un inno al ragionevole dubbio dimostrando un la lucidità con cui ha sempre raccontato le storie nei suoi film. In questo dramma processuale, che fa da eco a La parola ai giurati di Sidney Lumet, il regista mette a fuoco il lavoro di una giuria impegnata in un caso di presunto omicidio.
La costruzione della trama ruota attorno agli indizi di colpevolezza che sembrano farsi sempre più aleatori man mano che si procede nella narrazione. Un protagonista in bilico tra l’ammissione di colpevolezza e il suo ruolo attivo nella sorte della vita altrui fa vacillare, anche visivamente, la bilancia della giustizia.
Nella scrittura c’è qualche elemento che stride, elementi lasciati intentati che non vengono sviluppati oltre a una deriva di stereotipi culturali piuttosto eclatanti. Tutti i difetti, però, non intaccano un film che pone la questione del ragionevole dubbio al centro di ogni discussione.
In Giurato numero 2 Eastwood prende di mira, senza mezzi termini, il sistema giudiziario americano costituito da individui più interessati a far carriera e sbrigare pratiche che realmente votati alla verità.
Chi è il vero giurato?
Come già accennato, il tema cardine della trama è legato alla disanima di un caso di omicidio da parte di una platea di giurati chiamati ad analizzare i fatti portati in aula. L’intenzione di chiudere il caso in maniera repentina si scontra con il dramma morale di un protagonista che cerca, con la dialettica, di influenzare i colleghi giurati, non tanto per portare giustizia quanto per placare la propria coscienza.
Justin non è però l’unico personaggio sottoposto ad un esame morale. Lo spettatore viene invitato, con fatti e prove a sostegno, a mettere in gioco il suo stesso giudizio nei confronti di una protagonista colpevole. Fino a dove la moralità può spingersi per decidere chi merita giustizia? Penalizzare un perfetto capro espiatorio seppur innocente o incarcerare il vero colpevole che si è semplicemente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato?
Clint Eastwood, con lucidità e ragione, lascia allo spettatore tutto il tempo della visione per dare una risposta a questa annosa questione, lasciando uno spiraglio oltre la soglia della verità, dove potersi affacciare.
Com’è Giurato numero 2?
Giurato numero 2 è un bel film, spinoso e lineare. Ciò che lascia sbalorditi è la sicurezza, mai messa in dubbio, di un regista che affronta certe tematiche attuali con passione e senza compromessi in quello che potrebbe essere il suo ultimo film.
A 94 anni, Eastwood è una leggenda senza più nulla da dover dimostrare mentre sforna film che non si fanno quasi più; drammi semplici e lineari che soddisfano gli amanti dei racconti di un tempo.
Giurato numero 2 è forse uno dei suoi film meglio diretti degli ultimi tempi. Clint Eastwood tira fuori dal cilindro un film che ha il sapore dei grandi classici, una storia avvincente e una narrazione ispirata che tiene incollati allo schermo.