FREEHELD, la recensione

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Peter Sollett torna in cabina di regia per dirigere il “contraddittorio” Freeheld – Amore, Giustizia, Uguaglianza, film drammatico intriso di amore e speranza, delusione e impotenza, interpretato da Julianne Moore e Ellen Page. Il soggetto è ispirato all’omonimo cortometraggio, adattato dallo sceneggiatore Ron Nyswaner, noto per il suo contributo nell’indimenticabile “Philadelphia“ di Jonathan Demme.
Ispirato a fatti autentici, il lungometraggio narra la battaglia della detective Laurel Hester (Julianne Moore) e dalla sua compagna Stacie Andree (Ellen Page) per il riconoscimento dei loro diritti come coppia di fatto. Poco dopo l’inizio della loro convivenza a Laurel viene diagnosticata una malattia incurabile e, cosciente de pochi mesi che le rimangono da vivere, la donna si attiva affinché la compagna ottenga la reversibilità della propria pensione. Tale richiesta sarà più volte respinta dai funzionari della Contea, persone dai valori fortemente conservatori e tradizionalisti. La battaglia si trasformerà presto in un braccio di ferro senza fine.

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A supportare le due donne e a combattere al loro fianco, saranno il fidato collega di Laurel Dane Wells (Michael Shannon) e Steven Goldstein (Steve Carell), un attivista gay dal carattere esuberante che riuscirà nell’intento di sensibilizzare la comunità locale nei confronti dell’ingiustizia che si sta compiendo sotto i loro occhi.
Nonostante l’interpretazione di Carell regali attimi d’ilarità e lampi di follia sopra le righe, risultando troppo distaccata ed estranea ai contorni drammatici di una storia che vira inaspettatamente sulla commedia, il lavoro di Peter Sollett vuole portare all’attenzione del pubblico una sincera, e talvolta brutale, duplice testimonianza: l’estenuante battaglia della coppia e il calvario di Laurel Hester, trasfigurata nel corpo e inaridita nell’anima. La sua malattia è descritta senza omissioni, grazie ad un lavoro registico, fotografico e musicale, in sintonia con la delicata narrazione.
Il vero punto di forza dell’opera risiede nella battaglia di Laurel: la sua lotta prende le distanze dalla parallela crociata per il riconoscimento dei diritti omosessuali e propone un valido spunto di riflessione sui diritti inviolabili dei cittadini, in primis dei singoli e poi delle coppie, a prescindere dall’orientamento sessuale o dalla comunità di appartenenza.

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“Freeheld“ non porta solo in primo piano la tragica vicenda di due donne ma, volontariamente, mette in luce alcune contraddittorie dinamiche dell’America nei tempi moderni. La Contea che nega a Laurel Hester il diritto alla reversibilità pensionistica e le riconosce l’agognata promozione, nei giorni più bui della sua esistenza, ne è la rappresentazione più amara e dolorosa. È chiaro, inoltre, il messaggio inserito tra le righe dal regista, legato alla lotta al fumo e al nesso di causalità tra questo e la malattia che porta alla prematura morte della protagonista. Il racconto di Sollett indaga dunque un soggetto già sviluppato nel passato, ma non ha la forza di erigersi a baluardo del cinema contemporaneo poiché arriva in un momento storico e sociale lontano dai tempi in cui i fenomeni dell’omosessualità o della lotta all’Aids scuotevano l’opinione pubblica americana (vedi Philadelphia). Alla luce però dei nostri costumi, ancora abbarbicati sulle inossidabili tradizioni del modello familiare univoco, ‘difeso’ con vigore nel nostro Paese, si avverte la necessità di ripercorrere, ancora una volta, queste spinose vicende. Sempre che qualcuno ne senta effettivamente il bisogno.
L. Figliuoli-A. Rurali-V. Menza

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