
Quattro anni dopo il fanta-politico Hunger Games, blockbuster che ha inaugurato la fortunata saga tratta dai romanzi di Suzanne Collins, Gary Ross torna dietro la macchina da presa con un dramma storico interpretato dal premio Oscar Matthew McConaughey (Interstellar, Dallas Buyer Club): Free State of Jones.
Brillante e versatile, McConaughey è impeccabile e bravissimo anche in questo ruolo e ciò va detto subito, sia per onestà intellettuale sia perché, forse, dalla pellicola non si può estrarre nient’altro di davvero indimenticabile.
Siamo nella guerra di secessione americana, durante i giorni più aspri del conflitto, Newt Knight è un infermiere di guerra il quale, in seguito ad una terribile tragedia, decide di disertare e dichiarare la propria estraneità dal conflitto in corso. Assieme ad un gruppo di rifugiati, Newton combatte per dare vita allo Stato Libero di Jones, una piccola contea estranea e separata dagli Stati della confederazione.
Gary Ross racconta gli eventi accaduti con un taglio asciutto e realistico, limitando la retorica visiva per dare spazio ad un cinema di dialoghi e lunghi discorsi. Il problema principale del film è che, nonostante una fattura pregevole, non riesce a strapparsi di dosso la sensazione di essere un adattamento nato a scopo informativo e didattico più che un’opera con intenti artistici. La fotografia è probabilmente l’elemento filmico che più soffre di questa doppia natura. Le immagini di Benoît Delhomme sono a tratti affascinanti, bilanciate su giochi di luce che richiamano atmosfere pittoriche, e a tratti statiche, desaturate e televisive (e non nel senso positivo del termine).
