
Il cinema di Paul Schrader ci ha sempre abituato ad una visione dura e viscerale del mondo. È proprio sulla base di questo suo immaginario che il regista ha costruito la narrazione della sua ultima fatica presentata in concorso a Venezia. First Reformed non è solo un film complesso e metamorfico, ma soprattutto distruttivo e autodistruttivo come il protagonista. La pellicola infatti sembra subire un processo di involuzione così come il reverendo interpretato da Ethan Hawke (sempre comunque attento alla caratterizzazione dei suoi ruoli). Se nella prima parte il regista indaga su questioni puramente ideologiche, nella seconda, invece, conduce il pubblico nel delirio umano del protagonista, in preda a visioni mistiche e alla dipendenza dall’alcol.
La delusione maggiore deriva da un finale che disattende le aspettative e quasi compromette la coerenza narrativa raggiunta fino a quel momento. Resta ad appannaggio dello spettatore l’interpretazione del passaggio finale, nel caustico dualismo tra amore e fede, dolore fisico e calvario emotivo.
