Enfants perdus, la recensione del corto di Ermanno Dantini

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enfants perdus
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Enfants perdus (2017) di Ermanno Dantini
Periferia di Roma. Il piccolo Adriano, otto anni, spaccia droga nel doposcuola su delega della madre. Il padre è in carcere per una soffiata. Anche il fratello maggiore lavora nel traffico della droga. Una mattina irrompe in casa la polizia, e arresta la madre. Adriano e il fratello restano soli, ma quest’ultimo vuole vendicarsi della spia che ha fatto incarcerare i genitori.
“Enfants perdus” è un cortometraggio drammatico diretto da Ermanno Dantini (assistente alla regia in “Amiche da morire” di Giorgia Farina) e ambientato nella periferia di Tor Bella Monaca, a Roma. Il punto di forza del corto è sicuramente l’interpretazione del giovanissimo protagonista, Christian De Martino, totalmente a suo agio in una parte complessa e difficile. La scelta del cast, in generale, risulta molto azzeccata. Non è facile per le produzioni italiane, per progetti che hanno al centro della storia temi come la droga e il disagio delle periferie, trovare gli attori giusti. Da questo punto di vista Dantini ci è riuscito con merito. Altra menzione di “Enfants perdus” (il titolo è una citazione ai reparti militari francesi sacrificabili, sacrificabili come Adriano/De Martino…) è la regia, solida e asciutta, senza particolari inserimenti superflui. Dantini segue da vicino i personaggi, utilizzando uno stile molto vicino al cinema dei fratelli Dardenne“, soprattutto per quanto riguarda il bambino-spacciatore.

https://vimeo.com/239321365

Non c’è disprezzo o alterigia nello sguardo del regista, ma quasi empatia nei confronti dei suoi scalcinati ed inguaiati personaggi. In particolare una sequenza è girata in modo eccellente, per senso dello spazio e del tempo: l’incipit iniziale in autobus.
Il problema maggiore (che non inficia troppo il risultato dell’opera, ma che è abbastanza evidente) di “Enfants perdus” è, però, una certa dose di retorica, che va oltre i livelli di guardia. Retorica eccessiva che si coglie nelle piccole cose, come, ad esempio, il fumetto di Tex spiegazzato nello zainetto (il rapporto “sbagliato” con il padre, assente), oppure la cartolina caraibica appesa al frigorifero, fissata con desiderio dal giovane protagonista (il rapporto “sbagliato” con la madre). Ottimo il lavoro svolto da Luca Santini, il direttore della fotografia, che dona alle immagini una patina livida e plumbea.