Presentato a Cannes in sordina, uscito a fine novembre inizialmente solo in pochi cinema, alla fine Dio esiste e vive a Bruxelles ha conquistato tutti. A ogni festival è stato applaudito, in ogni sala si è chiesto il bis e ora è tra i nove pretendenti in lizza per l’Oscar al miglior film straniero. La storia di Ea (Pili Groyne), figlia in fuga da un padre egocentrico, accentratore e difficile da trattare, il Divino in carne e ossa (Benoît Poelvoorde), fa ridere e riflettere sulla nostra condizione di persone sempre più sole e poco inclini a goderci la vita. Il Nuovissimo Testamento che scriverà la bimba ha toni curiosi e vale la pena scoprirlo.
RECENSIONE