BOJACK HORSEMAN 6: la recensione dei primi otto episodi della serie Netflix

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Bojack Horseman
Il protagonista Bojack Horseman
Se fino a qualche tempo fa qualcuno mi avesse detto che mi sarei appassionato alle vicende di un cavallo con evidenti problemi di alcolismo, probabilmente gli avrei consigliato una buona clinica psichiatrica in cui farsi internare.
Oggi, dopo quasi cinque anni passati in compagnia di quel cavallo, lo stesso ipotetico tizio mi sembrerebbe quasi un veggente.
Uno tra i pregi che si possono attribuire a Netflix  è quello di aver, nel proprio novero, un variegato parco di serie animate che riesce a spaziare abbastanza da soddisfare sia i palati più giovani che gli amanti di quella che viene definita “animazione per adulti”.
Accanto alla dissacrante ironia di prodotti di sicuro successo come I Griffin (Family Guy), Archer o Rick & Morty e alla vasta offerta in merito di animazione giapponese, troviamo anche produzioni più autoriali come Over the Garden Wall e sperimentali come Love, Death & Robots.
Bojack Horseman merita in questa lista una menzione d’onore. Prodotto originale Netflix, la serie creata da Raphael Bob-Waksberg (autore anche di Undone per Prime Video) si è sin da subito fatta notare per la sua satira irriverente che mette alla berlina Hollywood e le ipocrisie dello star system che ne costituisce le fondamenta. Non è questo però, a mio avviso, il vero (passatemi il termine) “cavallo di battaglia” di Bojack Horseman ma piuttosto il fatto di esser una serie che “colpisce continuamente sotto la cintura”, coinvolgendo emotivamente lo spettatore in maniera, spesso e addirittura, spietata.
Pur trattando in buona parte animali antropomorfi, i suoi personaggi risultano infatti profondamente umani e gli episodi che li vedono coinvolti si interrogano spesso sul concetto stesso di esistenza, ponendo domande non facili, le quali ricevono poi risposte che non sono quasi mai consolanti.
Il 27 settembre Netflix ha rilasciato il trailer della nuova stagione dello show (la sesta), annunciando anche che sarebbe stata quella finale, una notizia che ha colto di sorpresa più di un fan. Ancora più inusuale è stata la divisione di quest’ultima in due parti da 8 episodi l’una, di cui la prima in onda dal 25 ottobre, mentre per la seconda si dovrà attendere il 31 gennaio 2020.
I motivi che hanno spinto Netflix a prendere una tale decisione sono già stati ampiamente affrontati in altre sedi, quindi non mi dilungherò troppo sulla questione andando piuttosto ad analizzare le prime 8 puntate che la piattaforma streaming ci ha già proposto.
Bojack Horseman
Bojack e il Dr. Champ
Nell’episodio finale della scorsa stagione, avevamo lasciato Bojack in procinto di ricoverarsi in una clinica per superare i suoi problemi di alcolismo e dipendenza dai farmaci, una decisione maturata dopo un aspro litigio avuto con l’amica Diane Nguyen. Ed è proprio nella sua riabilitazione che ci troviamo a seguirlo nei primi cinque episodi della serie. Un percorso che per Bojack si trasforma in un continuo confronto con persone che sono il riflesso dei suoi stessi errori.
E’ impossibile infatti non vedere, nel suo tentativo di aiutare la giovane Jameson, il desiderio di riscattarsi dalla morte di Sarah Lynn.
Anche il continuo scontro ideologico con il Dr. Champ, cavallo da terapia della clinica, in realtà, porta il protagonista a far riaffiorare e, dunque, guardare in faccia senza filtri tutti quei problemi che lo hanno portato a ricoverarsi.
Se questo soggiorno alla clinica Pastiche sembra assumere esso stesso i tratti di una dipendenza (con continui tentativi di procrastinare il suo rilascio per paura di finire preda degli stessi vizi), il Bojack che ne esce è una persona nuova, intenzionata a lavorare seriamente sulla propria felicità, lasciandosi il passato alle spalle e ripristinando i rapporti con le persone che gli sono sempre state accanto.
Smette di tingersi i capelli, accetta la sua natura di cavallo – da lui sempre rifiutata a causa dei suoi genitori – e arriva perfino a pensare di reinventarsi come insegnante di recitazione.
Insomma potrebbe sembrare che la serie abbia virato verso una completa redenzione del suo protagonista ma ovviamente, nel pieno stile a cui questa serie ci ha abituato, le cose non sono affatto così semplici. Già la nuova sigla dello show lo lascia intendere. I riferimenti a quel cielo stellato che i fan conoscono così bene, lo scorrere di immagini che rimandano a episodi spesso traumatici della vita di Bojack e il protagonista che, invece che precipitare dalla ringhiera di casa sua, cade dal tetto del planetario, piombando nel buio per diversi secondi prima di finire nella solita piscina, tutto questo sembra quasi un presagio di come il passato andrà nuovamente a chiudersi a tenaglia su di lui… e lo farà proprio nel momento in cui egli è riuscito a raggiungere il tanto agognato equilibrio.
Questa “ruota karmica” assume l’aspetto di due giornalisti che, interessati a indagare sulla morte di Sarah Lynn, sembrano avvicinarsi sempre più alla scoperta della verità, cosa che molto probabilmente avverrà nei prossimi 8 episodi conclusivi.
La puntata che segue le loro vicende sceglie, in maniera interessante, di non far apparire mai il protagonista della serie ma di puntare piuttosto i riflettori su coloro che, dal passaggio di Bojack nelle loro vite, sono stati profondamente segnati: Margot Martindale, la regista Kelsey Jannings, l’attrice Gina Cazador e Hollyhock.
Quasi un gioco di paralleli che mostra come il “fantasma” di Bojack aleggi ancora sulle loro esistenze, esattamente come quello di Sarah Lynn continua a farlo nella vita del cavallo.
Grande attenzione è data anche ai comprimari della serie che ricevono ognuno un episodio dedicato.
Princess Carolyne viene mostrata alle prese con le gioie e i problemi della maternità, mentre Mr.Peanutbutter cerca di superare i rimorsi per aver tradito con Diane la sua nuova compagna, Pickles. Todd tenta di recuperare il rene da lui venduto per donarlo alla madre malata, ritrovando il rapporto con il suo patrigno Jorge, mentre Diane si trova coinvolta in una relazione con il suo cameraman che viene, però, da lei vissuta con insicurezza e paura verso il futuro.
E’ chiaro l’intento degli autori di far ulteriormente maturare i personaggi, sacrificando forse qui e lì qualche risata per mostrarci i loro margini di crescita, frutto di un percorso esistenziale che ha visto più volte gli stessi ricadere sempre nei soliti errori, alla maniera in cui continua a farlo il protagonista principale.
Il desiderio è chiaramente quello di farli camminare verso il loro personale finale che, nel bene o nel male, sarà molto probabilmente legato a quello del nostro amato protagonista.
Per scoprire quale epilogo Raphael Bob-Waksberg abbia scelto per Bojack, Diane e tutti gli altri, non ci resta che attendere il 31 gennaio 2020. Un finale al quale non siamo ancora sicuri di esser pronti e che somiglierà probabilmente a un ultimo giro su una vera montagna russa emotiva.