Angry Birds 2, la recensione del film d’animazione targato Rovio

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Quando una nuova minaccia rompe la routine fatta di eterne lotte e scherzi tra gli uccelli dell’isola degli uccelli e i maiali dell’isola dei maiali, le due popolazioni dovranno unire le proprie forze per evitare la distruzione totale. Nel frattempo un piccolo gruppo di tre amiche pulcine tenta di recuperare le uova contenenti “le sorelline” che, per un errore, si stanno allontanando in mare.
C’è poco altro nella trama di Angry Birds 2, sequel del cartoon del 2016 della Rovio Entertainment ispirato all’omonimo videogioco di successo per i dispositivi mobili. Non siamo nella fantasia Pixar. Non siamo nemmeno nella poesia dello studio Ghibli. Siamo a Hollywood, nella Hollywood poco ispirata, frivola e senza bussola. Angry Birds 2 rappresenta uno dei molti apici del sistema produttivo statunitense, così vorace da riuscire a spremere ogni possibilità commerciale da character di successo con film, sequel e merchandise. C’è qualcosa di male? No. Anche la Pixar lo fa e sì… anche lo Studio Ghibli. La differenza in questo caso è che la giovanissima età degli spettatori a cui si rivolge diventa una scusa per riempire di vuoto l’intera durata del film. 
C’è qualcosa di male? No. Non si condanna in questo caso la voglia di escapismo e intrattenimento, sacrosanta in tempi difficili. Quello che lascia perplessi è lo spreco dell’occasione di dire qualcosa di significativo ai giovani di oggi (il pubblico difficilmente può godersi il film avendo più di 5 anni). Perché Angry Birds 2 mette al centro la solitudine, e come questa causi (se non la rabbia del titolo) una serie di scelte sbagliate. Un qualsiasi genitore spiegherebbe ai propri figli che va bene essere come si è, senza il bisogno dell’approvazione altrui. Angry Birds 2 mostra che essere eletti a eroe è bello, ma è ancora più bello se la gloria viene condivisa con gli altri eroi come te. Gli altri ad applaudire.

L’operazione di Rovio è considerata brillante dall’addetto al botteghino, perché scavalca completamente il target intermedio (6-29 anni), ma strizza gli occhi ai genitori con continui riferimenti agli anni ’90 (facendo due calcoli chi era adolescente all’epoca ora avrà probabilmente un figlio dell’età perfetta per il film), doppi sensi, citazioni. Molte delle quali arrivano al bersaglio e strappano un paio di risate. All’adulto, non al bambino che invece si divertirà con la comicità più semplice da cui è impossibile sfuggire.
Per poter godere il film in compagnia dei più piccoli è necessario scrollarsi di dosso la pratica del ragionamento e scendere ad un livello basico, spoglio e infantile. Perché in Angry Birds 2 non c’è l’emozione dei film Pixar, che veicolano un messaggio forte e ben preciso con uno stile leggero, ma al tempo stesso intelligente, evoluto e stimolante. Il target dei cartoon Pixar non spinge verso il basso, ma punta in alto, guarda ai bambini senza dimenticarsi degli adulti. Al contrario di Angry Birds 2 che, invece, spegne ogni possibilità di dialogo tra genitori e figli al termine della proiezione. Non incentiva, e nemmeno sostiene, le classiche spiegazioni che un papà o una mamma danno al proprio bambino/a alla fine del film. Non lo fa perché non stuzzica la curiosità dei più piccoli e limita il loro sguardo alla pura superficie, ignorando il desiderio di scavare in profondità, di “crescere” con – e attraverso – il cinema. Come facevano Inside Out e Cocotoccando temi adulti (la memoria, i ricordi, l’elaborazione dei sentimenti, la ricerca delle origini) con il tipico espediente del viaggio di formazione tanto caro ai più piccoli. Un esempio di cinema educativo, sano, costruttivo.
Con Angry Birds 2 sembra di essere tornati nei gloriosi anni del cinema muto per quanti scivoloni, botte ed equivoci ci sono. È un male? No, per niente. Ma la forza di The Lego Movie, un altro film figlio del capitalismo più spietato, ci aveva fatto ben sperare. Per un attimo avevamo creduto che si potesse essere leggeri al cinema… senza essere vuoti. 
Gabriele Lingiardi & Andrea Rurali