
Dory vive felice sulla barriera corallina insieme a Nemo e Marlin e un giorno, improvvisamente, ricorda di avere dei genitori che la stanno cercando. Così decide di partire insieme ai suoi amici per una straordinaria avventura marina fino ad arrivare al prestigioso Parco Oceanografico in California: un acquario nonché un centro di riabilitazione.
Dory si affiderà all’aiuto di alcuni abitanti del parco per trovare la madre e il padre: Hank, un polpo che cerca di scappare, Bailey, un beluga con il sonar difettoso e Destiny, uno squalo balena affetto da problemi di miopia.
Alla Ricerca di Dory è il nuovo lungometraggio animato della Pixar che, attraverso gli occhi della pescolina blu, ci consente di riflettere sulla capacità di credere nelle cose positive. Certamente viene naturale fare un confronto con il pluripremiato Alla Ricerca di Nemo, e in questa prospettiva il film diretto da Andrew Stanton e Angus MacLane è carente in termini di originalità riproponendo la tematica del viaggio e della ricerca, ma guadagna indubbiamente nell’approfondimento e nello sviluppo dei personaggi principali.

Nobilitata dalla voce italiana di Carla Signoris, Dory ha la forza di sostenere il peso di una narrazione basata su un tema molto forte: se nel film predecessore era considerata una sorta di spalla comica, qui riesce a sviluppare i tratti che la rendono una protagonista credibile, con le caratteristiche dell’eroe buono, a volte ingenuo, ottimista e, al contempo, malinconico. Il cartoon, infatti, è pervaso da un costante, seppur latente, senso di tristezza proprio come in Inside Out nei momenti in cui Sadness palesava la propria presenza.
Il fulcro della vicenda ruota attorno ad una lieve disfunzione cerebrale della pesciolina. La mancanza di memoria viene sottolineata in questa pellicola, dove le difficoltà di Dory diventano prima un ostacolo alla riuscita della missione e poi un vero e proprio sussidio che svela la sua essenza.
