ACUSADA, la recensione del film di Gonzalo Tobal

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Acusada (2018) di Gonzalo Tobal
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Acusada (2018) di Gonzalo Tobal
Il regista argentino Gonzalo Tobal presenta in concorso a Venezia 75 la sua ultima fatica Acusada, un legal drama che pone l’attenzione su uno dei tanti casi di cronaca che spesso rimbalzano, come schegge impazzite, sui media.
Dolores ha poco più di 20 anni ed è accusata del brutale omicidio della sua migliore amica, accoltellata in casa al termine di una festa organizzata. Lontana dagli sguardi indiscreti di una società pronta a metterla alla gogna, la ragazza dovrà affrontare il processo. Le conseguenze toccheranno nel profondo l’animo di Dolores e dei suoi genitori.
La storia assume i contorni di un fatto di cronaca quotidiano, di casi irrisolti che superano i confini geografici di ogni Paese e acquisiscono una connotazione universale. Vicende che potrebbero essere accadute ovunque, suscitando lo stesso clamore mediatico condiviso su scala globale. La cronaca nera, costellata di torbidi e irrisolti omicidi, è spesso un grande richiamo per l’opinione pubblica e renderla protagonista di una pellicola rischia, come in questo caso, di avere una risonanza fin troppo artificiosa. Il regista sembra voler trattare il tema criminale e investigativo con molta retorica e poca dovizia nei particolari, focalizzandosi sui personaggi a cui, però, non viene mai dato abbastanza spazio e profondità di espressione.
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Acusada (2018) di Gonzalo Tobal
Lo spettatore assiste ad un susseguirsi di fatti, più o meno reali, incastrati in una trama che prosegue in modo lineare senza essere toccata da clamorosi colpi di scena o sconvolgimenti. Una storia sospesa tra verità e menzogne, bugie e certezze, che sembrano non voler mai essere sovvertite o messe in discussione. Persino la protagonista Dolores (la bellissima Lali Espósito) sembra subire passivamente il susseguirsi della vicenda, rasentando l’inespressività e restando impotente davanti alla realtà, reclusa e imprigionata dai sensi di colpa e da un triste destino che sta per compiersi davanti ai suoi occhi. È un personaggio freddo e distaccato che non reagisce ma troppo spesso tace.
Tobal cerca di sottolineare la spettacolarizzazione del macabro e del dramma, della pubblica gogna che emette sentenze e si trasforma in un tribunale mediatico in cui le norme giuridiche lasciano il posto all’opinionismo imperante e al libero arbitrio. Il riferimento diretto è ai giorni nostri, dove il pensiero collettivo si sostituisce alla legge e grida allo scandalo sui social in nome di una morale indecifrabile, in un mondo che ha perso l’autenticità e la compassione umana a discapito di “vittime sacrificali”.
Purtroppo Acusada non riesce ad essere pienamente convincente ed esaustivo, e pecca di poco coraggio e troppi cliché. Tobal si cimenta in un’operazione molto più televisiva che cinematografica che, al netto di imperfezioni e concetti ridondanti, ci lascia un film sterile, privo di mordente ed efficacia e lontano dallo stabilire un rapporto di empatia con lo spettatore.