È da poco tempo stato diffuso il primo trailer di Jurassic World: Il Regno Distrutto e subito in molti hanno pensato che rivelasse troppo del film e che avesse molti, forse troppi, tratti in comune col secondo film della serie, Il Mondo Perduto: Jurassic Park.
Dopo aver confermato che tutto quello che abbiamo visto nel trailer è stato estratto dalla prima metà della pellicola, Colin Trevorrow, regista e sceneggiatore di Jurassic World qui in veste di sceneggiatore e produttore esecutivo, ha avuto modo di parlare della questione relativa ai suddetti timori dei fan.
“Il tema è l’avarizia: Jurassic World parlava di questo. Se c’è la possibilità di fare soldi, qualcuno farà le peggiori e più stupide cose allo scopo di lucrarci ma è importante che tutto rimanga una parabola realistica su come trattiamo gli animali di oggi e, anche se assistere a dei soldati che cavalcano un T. rex sarebbe fichissimo, è un tipo di fantasia che non appartiene a questo franchise.
Jurassic World: Il Regno Distrutto non è un remake del seguito di Jurassic Park: può sembrarlo, perché l’incipit è lo stesso, ma il cuore e l’anima di questa storia non sono nel trailer e il film sarà qualcosa di molto diverso da Il Mondo Perduto. Ricordo quando parlavo con Steven [Spielberg, ndr] di questa trilogia: ci saranno tre parti ben distinte ma collegate. I primi tre Jurassic Park erano più episodici, ognuno era una storia autoconclusiva, mentre qui abbiamo voluto creare qualcosa che mantenesse la gente interessata. Non ci sarà un vero e proprio cliffhanger ma, alla fine del secondo film, il pubblico vorrà sapere cosa accadrà dopo.”
Il regista di Jurassic World ha parlato anche di Michael Crichton, autore del romanzo Jurassic Park e regista del seminale film Westworld (arrivato in Italia con il titolo Il Mondo dei Robot) del 1973. Lo scrittore è stato fondamentale nell’affrontare gli aspetti morali di una fantascienza in cui l’uomo crede di avere il controllo su tutto ciò che fa.
Trevorrow ha concluso, non senza una frecciatina, parlando della sua breve esperienza come sceneggiatore e regista del nono episodio di Star Wars:
“È sempre stato così: Il Mago di Oz ha avuto tre registi, Via col Vento due. Erano tempi in cui gli studios avevano tutto il controllo. Le cose sono cambiate un po’ negli anni ’60 e ’70. Adesso è un business talmente enorme, con così tante corporation coinvolte, che i film devono garantire ritorni ben definiti. I risultati sono quelli che vediamo.”