L’articolo è un estratto della tesi di laurea magistrale di Giulia Marzulli, esposta ad ottobre 2019. Lo scopo della stessa è stato quello di dimostrare un legame diretto tra circo e cinema attraverso la figura del clown, al centro di un’evoluzione a partire dagli anni Ottanta del Novecento. Dalla tradizione circense, nella quale nasce come personalità del circo a scopi ludici, a Clown Nero – diabolico e insano – nel cinema, in televisione e in letteratura. Pennywise, personaggio tratto da “IT” di Stephen King, è l’artefice della controparte malvagia nonché della sua diffusione.

Tra le tante e originali personalità che abitano l’affascinante mondo del circo il clown è quella che più di ogni altra riesce ad entrare in contatto con qualsiasi tipo di pubblico, dai bambini agli adulti, per trascinarli in una dimensione ludica e astratta ma allo stesso tempo profondamente umana. Si tratta della figura circense che, oltre ad essersi guadagnata un posto privilegiato all’interno del famoso tendone itinerante, possiede forti legami con il mondo della Settima Arte. Tanti sono i celebri registi che a partire dagli esordi del cinema muto per arrivare fino ai giorni nostri restituiscono al pubblico la forte personalità clownesca e le atmosfere circensi attraverso dei capolavori cinematografici. Charlie Chaplin, Paul Leni e Cecil Blount DeMille sono solo alcuni di questi. Mentre, nel cinema italiano, è il maestro Federico Fellini ad avere un forte legame con il circo e in special modo con la figura del pagliaccio. Questo accostamento tra cinema e clown è di profonda importanza in quanto, non solo il mezzo cinematografico amplia il pubblico di questa specifica figura circense attraverso la creazione di una platea virtuale, ma dona ad essa anche uno sfondo sociale e storico molto più concreto.

A partire dagli anni Ottanta, però, questa celebre personalità del tendone itinerante subisce un profondo mutamento. O meglio, si evolve in qualcosa di diverso, ampliando il proprio significato. Se la tradizione del circo guarda al pagliaccio come ad un passatempo per bambini, come ad un comico da pista e ad un portatore di allegria, dagli anni Ottanta in poi questa figura circense assume sfumature totalmente antitetiche: eventi reali e di finzione inducono le persone ad avere una visione atipica dello stesso. Accanto alla tradizione che vede al centro della pista il Clown Bianco, nobile e poetico e la sua spalla, il Rosso detto anche Augusto, goffo e maldestro, nasce una nuova tipologia di clown: il Nero. La letteratura, il grande schermo e il cinema indipendente sono causa della diffusione della controparte malvagia della canonica personalità del famoso tendone itinerante: viene sdoganata l’immagine del pagliaccio demoniaco e malvagio, alimentando un timore ambiguo verso di esso.

La miccia viene innescata da Pennywise, il terribile clown ballerino protagonista del romanzo horror “It”, che il celebre autore statunitense Stephen King pubblicò nel 1986. Pennywise è un essere plasmato a partire da inquietanti figure che lo precedono, tutte ispirate al mondo del circo: Bozo The Clown prima mascotte di Mc Donald’s o da John Wayne Gacy, il celebre assassino che di giorno lavora come clown e di notte adesca le proprie vittime. Pennywise, però, è solo una delle tante forme attraverso cui prende vita It, un male primordiale. Il nome stesso della creatura è emblematico: It, il pronome neutro della lingua inglese, l’indefinitezza racchiusa in due lettere. Il volto del mostro, ormai iconico, assume le sembianze di una faccia bianca solcata da un ghigno malefico con ciuffi di capelli arancioni. L’atmosfera del circo viene proposta nel romanzo secondo una visione deviata: il famoso tendone, solitamente tanto caro ai bambini, diventa un luogo insano. Genera un mostro orribile, Pennywise, il cui scopo è attirare a sé i più piccoli con palloncini rossi ricalcanti la scritta di un luogo affetto dal male ma allo stesso tempo familiare: la loro città, Derry.

pennywise
Dietro la maschera di Pennywise

Si mostra mentre compie acrobazie, mentre giocola con diversi attrezzi. Evoca il profumo dei popcorn, dello zucchero filato e riproduce i suoni e le musiche tipiche del tendone itinerante. Pennywise non è la figura tanto cara ai bambini, cela infatti una natura malvagia. È il clown ballerino, è la quintessenza del male assoluto. Colui che darà il via nella televisione, nel cinema, nei fumetti a tutta una serie di pagliacci malefici. La figura del clown si sgancia quindi dall’originaria funzione ludica e spettacolare. Nasce come professionista dell’intrattenimento e rimane tale fino agli anni Ottanta del Novecento, dove assume un valore diverso, antitetico. Da amico dei bambini ad essere inquietante che suscita terrore. La figura del Clown Nero rappresenta l’altra faccia del pagliaccio tradizionale: la risata che da sempre gli appartiene diventa un elemento perturbante, mentre il trucco pesante sotto cui non è possibile sapere quale essere orribile si nasconda dà origine ad una vera e propria fobia nei confronti di questa figura circense: la coulrofobia, che il cinema sfrutta per dare vita a film di genere.

Il romanzo, pubblicato nel 1986, riscuote un tale successo da portare alla sua trasposizione in termini di mini-serie televisiva negli anni Novanta. Diretta da Tommy Lee Wallace, la storia che vede coinvolto il Clown Nero più celebre del piccolo e grande schermo diventa un cult soprattutto grazie alla celebre interpretazione di Tim Curry nei panni del mostro, influenzando così una copiosa generazione di spettatori. A partire dal 2017 – esattamente 27 anni dopo, quasi a simboleggiare il ciclo vitale della creatura che ogni trent’anni circa torna ad appestare le strade di Derry – viene proposta una nuova trasposizione cinematografica a cura del regista Andrés Muschietti. Pennywise approda negli anni 2000, scatenando orde di fan. Si tratta di un prodotto cross-mediale dal grande valore culturale, che dagli anni Novanta continua a mostrare la propria importanza fino ai giorni nostri, materializzandosi nelle nostre case avvalendosi di diversi media: nel 1986 attraverso la carta, nel 1990 grazie alla televisione ed a partire dal 2017 con il cinema.

Attraverso il romanzo di Stephen King, che ispira televisione e cinema, la controversa figura del Clown Nero si diffonde ed entra a fare parte della quotidianità delle persone in modo tanto grave da avere riscontri anche da un punto di vista sociale, alimentando di conseguenza fenomeni violenti per le strade. A partire dal 2016, infatti, individui mascherati da pagliaccio iniziano a seminare il panico nelle strade degli Stati Uniti. Non sono finzione ma pura realtà: il loro intento, nelle migliori delle ipotesi, è quello di spaventare i passanti. Nelle peggiori è quello di uccidere. Il fenomeno diventa di portata mondiale, tanto che nel 2017 viene distribuito nelle sale un film documentario sulla clown activity: Behind the Sightings”. Il mostro origine di questo male è ovviamente Pennywise, il quale si inserisce in una narrazione che è frutto di una minuziosa operazione di storytelling da parte dell’autore statunitense.

Dietro la maschera di Pennywise
Giulia Marzulli, attrice e Dottoressa in comunicazione e sistemi editoriali Dietro la maschera di Pennywise