Venezia 73: Amir Naderi racconta l’esperienza di Monte

0
541
Amir Naderi presenta Monte a Venezia 73 - Foto: Gabriele Lingiardi
Amir Naderi presenta Monte a Venezia 73 - Foto: Gabriele Lingiardi
Amir Naderi presenta Monte a Venezia 73 - Foto: Gabriele Lingiardi
Amir Naderi presenta Monte a Venezia 73 – Foto: Gabriele Lingiardi
Monte è la prima opera in lingua italiana del regista iraniano Amir Naderi. Il film, fuori concorso alla 73. Mostra di Venezia racconta la storia di un uomo che vive con la propria famiglia tra le montagne. La terra morta, sulla quale risiede, non viene mai illuminata dal sole a causa di quel monte alla cui ombra giace la sua casa. Proprio nel momento in cui perderà tutto, l’uomo inizierà una lotta senza tregua contro il gigante di pietra.
Abbiamo avuto il piacere di ascoltare le parole dell’illustre cineasta.
Ho molto apprezzato la quasi totale assenza di parole del film. Dietro questa scelta c’è un intento di ricreare l’essenza del cinema muto?
Non so fin dall’inizio cosa voglio fare con il montaggio, questa storia è stata più impegnativa, avevo due personaggi e un terzo: la montagna. Naturalmente senza il silenzio, senza avere imparato qualcosa del cinema muta non avrei potuto farlo.
La sua opera presenta un personaggio ostinato, che combatte contro un gigante che lo sovrasta come la montagna. Cosa ne pensa di questo atteggiamento e se, secondo lei, l’ostinazione debba essere usata dai giovani per raggiungere i propri obiettivi e farsi spazio nella società.?
Io credo che questa storia abbia al suo interno un qualcosa di universale e che sarà vera, autentica, anche in futuro. Non mi sono rivolto solo a i giovani quindi. Però è vero che i giovani hanno gli stessi sentimenti di Agostino, ognuno di noi ha sicuramente un obiettivo da perseguire e questo non è facile, la vita ci pone sempre un ostacolo. Il film insegna ad avere pazienza e non rinunciare mai. Il mio messaggio è infatti la sfida, che va sempre accettata e poi, raggiunto l’obiettivo, il risultato va condiviso con tutti.
Come mai la scelta di ambientare il film in Italia?
Amo questo paese, penso che in origine l’Italia vivesse nell’ombra e che qualcuno ha poi tagliato la montagna e portato luce, come ha fatto Agostino. Oggi però altre persone hanno fatto sì che il paese tornasse nell’ombra. Questo è il mio messaggio, dovete tornare a credere nell’Italia, non renderlo un paese per il turismo. Avete un debito nei confronti di questa bellissima terra.
Come mai i suoi film vengono scarsamente distribuiti in Italia?
Devo confessare di non essere molto fortunato come cineasta. Non so bene come mai, i miei film piacciono anni dopo che sono prodotti, ma non mi importa molto. Questo film verrà fortunatamente distribuito in Italia.
Vede possibile un suo ritorno in Iran? Trova che la situazione politica stia migliorando?
Non ho problemi con la politica del mio paese, io sono un uomo ambizioso, il motivo per cui non torno in Iran è che non riesco a sedermi in un posto unico. Devo viaggiare e creare ponti. Non sono andato via dall’Iran per problemi, anzi, mi piace affrontare e sfidare i difetti del mio paese.