Era dal 1998 che un lungometraggio di  John Landis non usciva nelle sale cinematografiche.
Certo, non bisogna dimenticare di menzionare gli episodi televisivi da lui girati nell’ambito del progetto di Master of horror creato da Mick Garris, ed è con immenso piacere che si può decretare “il ritorno” alla settima arte di un grande regista.
Dopo i flop di Blues brother – Il mito continua , un film non particolarmente riuscito che in qualche modo intaccava l’alone epico del primo, e The Stupid, una commedia nella quale la sceneggiatura poco brillante lasciava spazio a battute piuttosto banali, il cineasta di Chicago torna più graffiante che mai in una black comedy al vetriolo.
Burke & Hare, in Italia tradotto in Ladri di Cadaveri, è la summa del suo cinema, un attacco alla nostra società con le armi dell’ ironia e della  visionarietà. Cambiano i tempi ma l’uomo è sempre alla caccia del denaro a discapito di qualsiasi sentimento: le donne si ‘offrono’ alla ricerca del successo e del potere e il progresso va avanti mietendo vittime inconsapevoli.
ladri di cadaveri
Il film è forse il più anarchico di Landis, non a livello strutturale di regia, molto chiaro, lineare e con una sceneggiatura impeccabile, ma nello sviluppo concettuale dell’idea di critica collettiva. La società di ieri è come quella di oggi, fatta di arrampicatori opportunisti e arrivisti, persone senza scrupoli che approfittano delle bedolezze altrui per cercare facili guadagni, uomini senza più principi il cui scopo nella vita è raggiungere fama e ricchezza in poco tempo, e alla fine a pagare  restano sempre i più puri.
Emblematica è l’apertura nei titoli di testa con la frase “I fatti descritti nel film sono realmente accaduti, tranne quelli romanzati“ che induce lo spettatore a ritrovarsi tra le pagine narrate di un romanzo in un mondo molto lontano ma che purtroppo risulterà terribilmente vero e reale. Tra battute colte e rimandi shakespiriani, Landis costruisce una giostra di varia umanità che oltrepassa la barriera spazio-temporale e rende i protagonisti del film riconoscibili e riconducibili alla nostra contemporaneità. Lo sberleffo finale è la presenza tra i personaggi secondari di un certo Darwin che prenderà spunto dai fatti raccontati per stilare le teorie sull’origine della specie. Marchio di fabbrica del regista sono i camei di attori noti, tra cui quello di Sir. Christopher Lee, che è sempre divertente cercare di riconoscere. Un film da non perdere con un trio strepitoso di protagonisti, in ordine Simon Pegg, Isla Fisher e Andy Serkis, che impreziosiscono l’opera del maestro americano dell’umorismo nero.

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