Reader Player One: “Anestesia di solitudini, il cinema di Yorgos Lanthimos” di Roberto Lasagna e Benedetta Pallavidino

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Anestesia di solitudini

Titolo: Anestesia di solitudini. Il cinema di Yorgos Lanthimos

Autori: Roberto Lasagna e Benedetta Pallavidino

Casa editrice: Mimesis

Pagine: 120

Prezzo: 12 euro

6 lungometraggi e 15 anni di una carriera ancora in fermento: tanto è bastato a Yorgos Lanthimos per rientrare nella schiera di autori contemporanei. Una fama accresciuta anno dopo anno, festival dopo festival, nata in seno all’ambiente greco e poi estesa al panorama internazionale. È un cinema, quello del regista greco, fatto di personaggi rinchiusi nel proprio silenzio, figli di una solitudine anestetizzante alimentati da un’incomunicabilità che li spinge a incamminarsi su sentieri scevri di rapporti interpersonali. E non poteva esserci titolo migliore di “Anestesia di solitudini” per la prima monografia dedicata a Yorgos Lanthimos. Pubblicato da Mimesis Edizioni e redatto da una coppia d’assi come quella formata da Roberto Lasagna e Benedetta Pallavidino, il volume si presenta come un’opera completa, che con sintesi e semplicità riesce a riassumere nell’arco di 105 pagine non solo l’intera carriera dello stesso regista, ma anche un breve sunto riguardante il panorama del nuovo cinema greco. Già, perché per un autore che fa del proprio cinema il riflesso della propria società, per comprendere veramente la propria filmografia bisogna risalire a quel koinè da cui ha tratto linfa vita per nascere, crescere e creare.

Prima ancora di analizzare acutamente ogni singolo film diretto da Lanthimos (senza dimenticarsi della parentesi attoriale in Attenberg di Athina Rachel Tsangari) i due autori offrono ai propri lettori un’anticipazione di temi, stilemi e marche d’autore più approfonditamente analizzati nei capitoli seguenti. Di interessante lettura è il secondo capitolo, capace di arricchire ulteriormente un già completo discorso critico con un’attenta indagine sul cinema greco, tra iati generazionali, fondi governativi che non arrivano e la nascita di nuovi autori, tra cui lo stesso Lanthimos insieme a Tsangari e Avranas. Seguono in ordine cronologico le analisi dei film diretti – o interpretati come ricordato sopr’anzi – da Yorgos Lanthimos, da Kinetta fino a La Favorita arrivando al recente cortometraggio Nimic. Un viaggio interessante, curato con attenzione e spassionata devozione, adatto anche a chi non è riuscito a recuperare le prime opere del regista, appartenenti al periodo interamente greco prima del plauso internazionale. Senza preclusioni, Pallavidino e Lasagna prendono per mano il proprio lettore accompagnandolo tra i meandri più profondi tra uno dei cinema più interessanti degli ultimi anni. e così, come ben sottolineato Giulio Sangiorgio nella sua prefazione, in un mondo in cui gli autori scompaiono sempre più dalla pubblicistica contemporanea, i due critici hanno scelto di scommettere tutto dedicando la propria monografia a una personalità interessante e finalmente indagata come meritava. Dalla caratterizzazione dei personaggi, trincerati in manie di controllo verso le proprie e altrui azioni, dagli scenari paurosi celanti regressione e repressione, fino all’uso della musica: nulla sfugge allo sguardo indagatore dei due autori, i quali impreziosiscono le proprie analisi con citazioni e riferimenti mai banali (da Stanley Kubrick, a Pier Paolo Pasolini) sottolineando e confermando la propria visione critica e analitica. Punto di forza è sicuramente il comparto stilistico con cui i due autori hanno sviluppato il proprio discorso critico. Fresco, semplice ma non per questo superficiale, il testo sa essere esaustivo senza annoiare il lettore. Per quanto diversi, gli stili di scrittura di Lasagna e Pallavidino si amalgamano alla perfezione, supportandosi e rafforzandosi a vicenda.
È un gran testo Anestesia di solitudini; ogni pagina sfogliata è l’assaggio di un dolce che vorresti non finisse mai. È un testo che non deve mancare sullo scaffale di ogni amante del cinema, soprattutto quello anestetico e sublime di Yorgos Lanthimos.