
Sarebbe scorretto affermare che, prima del neuropatologo nigeriano Bennet Omalu (Will Smith), nessuno avesse ancora esplorato quella zona d’ombra tra il football americano e le morti di tanti nuovi ex giocatori, tutte avvenute in seguito a problemi cerebrali apparentemente insondabili. La NFL, National Football League, sapeva che circa il 28% dei giocatori professionisti avrebbe subito dei disagi legati alle conseguenze del gioco duro che, per dieci o vent’anni, avrebbe sballottato il cervello nel cranio e stremato i nervi. Non ha parlato perché il football è la prima religione di Pittsburgh e di buona parte degli Stati Uniti, e come tale ha bisogno di vittime da sacrificare sul suo altare. Omalu, tuttavia, è troppo coscienzioso e curioso per lasciare che la diagnosi Mike Webster – la prima di queste vittime – sia archiviata come semplice “alzheimer precoce”, e spera di trovare nella sua materia grigia le tracce di una storia più complessa: quella che conduca all’ECT, Encefalopatia Cronica Traumatica.
