Nel cinema, come nella vita, poche sono le certezze. Che ogni tre o quattro anni arriva nelle sale un grandissimo film girato da un signore che si chiama Paul Thomas Anderson è una di queste.

Bob Ferguson (Leonardo Di Caprio) è un ex rivoluzionario e attivista per i diritti civili che, a seguito della dispersione del gruppo ribelle French 75 di sedici anni prima, vive ai margini della società con la figlia adolescente Willa (Chase Infiniti). Tuttavia, il passato bussa alla porta, e lo fa nel peggiore dei modi possibili: incarnandosi nel pericoloso colonnello nazionalista Steven J. Lockjaw (Sean Penn), che si mette sulle loro tracce. Con l’aiuto dei pochi amici rimasti, tra cui Deandra (Regina Hall) e Sergio Sensei (Benicio Del Toro), Bob si troverà nuovamente a lottare per la sua vita e quella della figlia, in un’avventura al cardiopalma che chiuderà i cerchi lasciati aperti dal Passato.

Una battaglia dopo l'altra recensione
Leonardo Di Caprio nei panni del rivoluzionario Bob Ferguson – Foto: Una battaglia dopo l’altra, la recensione

Per tutti i gusti 

È difficile incasellare Una battaglia dopo l’altra in un genere preciso. Dark comedy, action elettrizzante, dramma familiare, thriller politico: il decimo lungometraggio di Paul Thomas Anderson è tutto questo, e lo è in modo estremamente organico e credibile. Il regista losangelino, come uno chef di alta cucina, bilancia ogni sapore alla perfezione, e partendo da ingredienti apparentemente difficili da amalgamare, cucina un piatto in grado di soddisfare tutti i palati. 

Il risultato è intrattenimento puro, centosseantadue minuti che volano in batter di ciglia nei quali si ride, si trattiene il fiato, ci si commuove, si riflette sull’attualità politica e sociale. Tecnicamente è senza dubbio uno dei film più articolati e riusciti degli ultimi tempi: un esempio su tutti è la lunga sequenza della retata di Lockjaw nella località in cui Bob e Willa si nascondono, capolavoro di definizione del ritmo e di costruzione di suspence (con il supporto fondamentale della chirurgica colonna sonora curata dal chitarrista dei Radiohead Jonny Greenwood, fedelissimo di Anderson dai tempi de Il petroliere).

La differenza di registro è supportata, oltre che da una sceneggiatura di ferro, da un cast in stato di grazia. Nonostante i ruoli siano ben definiti, la sensazione è quella di assistere a un film corale, dinamica che d’altronde Anderson ha dimostrato più volte in passato di saper orchestrare. Ogni personaggio, dai protagonisti alle comparse, è scritto e interpretato splendidamente, con menzione speciale per Sean Penn/colonnello Lockjaw, al tempo stesso crudele e ridicolo, punto di incontro tra tragedia e commedia.

Una battaglia dopo l'altra recensione
Teyana Taylor/Perfidia e Sean Penn/Steven J. Lockjaw – Foto: Una battaglia dopo l’altra, la recensione

One banger after another

Una battaglia dopo l’altra è uno dei titoli più attesi della stagione e ci si può considerare facili profeti nell’affermare che sarà assoluto protagonista dell’imminente Award Season statunitense. Difficile pensare che non siamo al cospetto di un instant classic, figlio della sua epoca ma intriso di gusto cinefilo (le citazioni sono innumerevoli, dagli archetipi western a La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo).

Era dai tempi di Ubriaco d’amore (2002) che Paul Thomas Anderson non ambientava un film nel periodo storico a lui contemporaneo, ma ne è valsa la pena di aspettare. Una battaglia dopo l’altra è un viaggio nell’America di oggi, mai banale e mai dimostrativo, da vivere tutto d’un fiato. Un ottovolante dal quale non si vorrebbe mai scendere.

Foto: courtesy of Warner Bros. (via ufficio stampa)