THE NEON DEMON, l’ossessione per la bellezza di Nicolas Winding Refn

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The Neon Demon © Gunther Campine
The Neon Demon © Gunther Campine
the neon demon
Il poster italiano di The Neon Demon

La bellezza non è tutto, è l’unica cosa.

Un assunto che profuma di sentenza a tal punto da divenire metafora del film. È questa la chiave di volta dell’ultima perforante fatica di Nicolas Winding Refn, The Neon Demon, una gemma autoriale a tinte horror che ipnotizza lo sguardo a colpi di flash e scuote la mente con le musiche electro pop di Cliff Martinez. Influenzato dal sound e dalla discografia di Giorgio Moroder, i cui echi rimbombano con vigore sin dai tempi di Drive, il compositore enfatizza con le sue note il quadro immaginario dipinto dal regista, che firma un’opera d’arte glamour di straordinaria potenza visiva, raggiungendo l’apice dello stile e della sua poetica espressiva. Moderato nel racconto ma illuminante nella forma, The Neon Demon è senza dubbio uno dei lungometraggi più viscerali e disturbanti dell’epoca recente, orchestrato con meticolosa attenzione e una cura maniacale dal genio visionario di Refn che si conferma un maestro nel portare in scena le sue personali pulsioni stigmatizzandole nei volti eterei dei personaggi.
Tra inquadrature estrapolate dalle pellicole di Dario Argento e Mario Bava (alcune sequenze ricordano Le Foto di Gioia di Lamberto Bava) ma anche dal cinema di Lars Von Trier e David Lynch, sono le fashion victim di Los Angeles a scatenare la sindrome del male di The Neon Demon, possedute dall’incubo di perdere la propria bellezza e alla costante ricerca di un elisir che ne prolunghi per sempre la durata.
The Neon Demon © Gunther Campine
The Neon Demon © Gunther Campine
Chirurgo dei sensi e alchimista del perturbante, Nicolas Winding Refn nutre il suo demone attraverso l’ossessione per la purezza, il culto dell’estetica e della perfezione fisica. Corpi naturali o ritoccati artificialmente, facce candide e armoniose, diventano oggetto e soggetto per fotografi e stilisti. Il cineasta danese torna nella Città degli Angeli per raccontare gli inquietanti misteri che ruotano attorno al mondo della moda, lanciando una critica pungente ad un ambiente fatuo e ampolloso dominato dalla superficialità morale e da un narcisismo di fondo quasi spiazzante. È un girone infernale quello in cui si trova invischiata la giovane Jesse, fra simbolismi costanti (i triangoli rovesciati) e allegorie infinite, dove il diavolo (stilista) punisce le anime dannate (modelle) e attende l’arrivo di nuovi peccatori accompagnati da Caronte (fotografo). Ripresa in ogni singola inquadratura e porzione dello schermo, Elle Fanning è la dea di Refn, una musa dall’aura pudica e verginale che maschera la sua vanità con l’innocenza. A circondare la dolce protagonista, due modelle ‘cannibali’ divorate dall’invidia (Abbey Lee e Bella Heathcote) e una truccatrice perfida (Jena Malone), che sembra una strega, disposta a praticare riti macabri pur di soddisfare i suoi istinti più intimi.
The Neon Demon © Gunther Campine
The Neon Demon © Gunther Campine
Nella complessità di un progetto tanto originale quanto magnetico, il concetto di arte è il fulcro dominante del film, il cui valore autentico può essere tramandato ma non a tutti, poiché solo in pochi sono in grado di metabolizzarlo. Secondo questa idea, la purezza vive in un’oasi incontaminata, pulsa nel sangue della carne e viene servita come pietanza colma di grazia e splendore. Un vortice sofisticato di suggestioni e frammenti onirici che turbano lo spettatore e non lo lasciano indifferente, conducendolo sui set di shooting fotografici, motel abitati da animali selvatici (il puma omaggia Paul Schrader ne Il Bacio della Pantera), ville spettrali e tramonti desertici da spezzare il fiato. La scena conclusiva è lo specchio/antitesi di quella iniziale, la fine e il principio: obiettivi puntati sui volti plastici delle modelle per catturarne la luce negli occhi. Quella stessa luce che viene assorbita – prima mangiata e poi bevuta – attraverso un sacrificio, il cui atto prende sostanza nel silenzio e nella solitudine. L’immortalità è un calice di sangue da assaporare lentamente, The Neon Demon il prezzo da pagare per assimilarlo. Il fascino della seduzione autografato da NWR. Eterno.
Andrea Rurali

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