TENERAMENTE FOLLE, la recensione

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Un ritratto dolce amaro di una mente teneramente imbarazzante.
Cameron (Mark Ruffalo) è un padre che, in seguito ad un esaurimento nervoso dato da un disturbo bipolare, si ritrova disoccupato e la moglie Maggie (Zoe Saldana) inizia a mantenere la famiglia, ma nonostante tutti gli sforzi la coppia rimane presto senza soldi. Maggie accetta una borsa di studio a New York e lascia le due figlie, piccole e molto vivaci, a Boston con Cameron che, ripresosi dalla crisi, deve prendersi cura di loro.
La regista, e sceneggiatrice, Maya Forbes, esordisce sul grande schermo con il suo Infinitely Polar Bear e non poteva affidare a nessun altro il timone di questa storia se non a se stessa. La narrazione è così intima e pulita che il risultato sortito è quello di aver generato un film gradevole, commovente e teneramente folle. L’argomento della malattia mentale e dalla bipolarità è declinato in un nota ironica che non vuole giudicare ma si limita a presentare i caratteri più bizzarri e particolari del protagonista maschile per il quale, è piuttosto evidente, c’è una sorta di tutela e di profondissimo amore.

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Un ritratto delicato e dolce di una personalità tormentata e disturbata che però riesce a trovare nell’affetto e nella quotidianità l’equilibrio e la pace, qui forse molto più romanzata rispetto alla realtà dei fatti, in uno scenario, quello raccontato, intriso di malinconia, ricordi, piacevoli citazioni al cinema del passato, e  una armoniosa colonna sonora anni ‘70.
Grande merito va anche agli attori protagonisti: Mark Ruffalo è sublime in un ruolo intenso, contraddittorio e complicato che passa da momenti di lucidità, delicatezza e umanità ad attimi violenti e aggressivi che mettono a repentaglio la sicurezza delle stesse figlie; Zoe Saldana è una donna forte, brillante che vive la vita con grande coraggio e determinazione. Un contesto nel quale vengono a crearsi sottili sfumature che li rendono così naturali, spontanei e in perfetta sintonia con le due amate bambine (che non sono attrici).
Il film, dedicato al padre della regista, è una vera e propria dichiarazione d’amore di una figlia, un lascito di un sentimento che si percepisce chiaramente nelle pieghe del racconto, attraverso quei gesti e quelle piccole attenzioni che rendono il padre un uomo imbarazzante e al tempo stesso grandioso e presente.

Rating_Cineavatar_3-5