NICO, 1988: la recensione del film di Susanna Nicchiarelli

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Trine Dyrholm è Christa Päffgen in Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli

La recensione di Nico 1988 di Susanna Nicchiarelli,
vincitore del Premio Orizzonti per il miglior film
alla 74ª Mostra del Cinema di Venezia.

Nico, 1988 susanna nicchiarelli venezia
Susanna Nicchiarelli a Venzia 74 con Nico, 1988
«Questa è la storia di Nico dopo Nico. Di lei di solito si parla solo in funzione degli uomini con cui è stata da giovane: Brian Jones, Jim Morrison, Bob Dylan, Alain Delon, Iggy Pop. Una volta in un’intervista lessi che “a 34 anni Nico era una donna finita”. Falso. Dopo l’esperienza con i Velvet Underground Nico diventa una grande musicista. Ho voluto raccontare la sua parabola al contrario: la perdita del consenso e il cambiamento della sua immagine, hanno significato la conquista della libertà».
Con queste parole Susanna Nicchiarelli ha raccontato la sua ultima opera Nico, 1988.
Dopo  Lo Chiamavano Jeeg Robot e Veloce Come il Vento, film che hanno restituito un’indentificazione al cinema italiano, Nico, 1988 ha invece varcato i confini nazionali, divenendo il primo film italo-europeo.
Nico, il cui vero nome era Christa Päffgen divenne celebre grazie a Andy Warhol che insistette perchè entrasse nei Velvet Underground di Lou Reed. Secondo l’istrionico genio della Factory, il frontman non era abbastanza carismatico e Nico avrebbe portato quella luce di cui la band aveva bisogno.
Non illudetevi. Nico non una versione di Almost Famous di Cameron Crowe con le più celebri rockstar dell’epoca. L’opera firmata da Susanna Nicchiarelli ci porta a osservare gli ultimi anni dell’artista anticonformista, focalizzando l’attenzione sulla sua carriera solista e sulle angosce delle sua travagliata vita. Al vertice quelle per l’amato figlio Ari, fragile creatura che ha risentito della mancanza di una figura materna e paterna (ricordiamoci che Alain Delon, suo padre, non lo ha mai riconosciuto).
Con sapiente maestria la regista romana ha reso omaggio alla donna Christa e alla sua alta maturità artistica, precorritrice dei tempi con quella inconfondibile voce cupa e tonante che le fece guadagnare il soprannome di “sacerdotessa delle tenebre”.
La cantante dissacra il dogma della “giovinezza”, reagendo all’ennesima domanda sul suo passato, cercando la sua identità nel presente. La felicità non è alle sue spalle ma davanti, anche se non si ha più 25 anni.
nico 1988
Trine Dyrholm è Christa Päffgen in Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli
Ad interpretare magistralmente Christa è l’attrice danese Trine Dyrholm, oramai approdata nell’Olimpo del cinema europeo dopo la sfavillante vittoria a Berlino con La Comune di Thomas Vinterberg.
L’intensità dei suoi occhi quando canta le canzoni di Nico (re-interpretate da lei stessa) non lascia il pubblico indifferente. Dal suo sguardo traspare il dolore per l’inadeguatezza di essere madre, ruolo che pesa come un macigno sulla sua coscienza e che riesce a sostenere solo con l’ausilio di droghe.
La cornice di questa storia è l’Europa, perchè Nico, 1988 ci conduce in un viaggio on the road struggente ed emozionante. Il cardine è Berlino. Nel 1945 la piccola Christa osserva (ed ascolta) dalle campagne la distruzione della capitale, un evento che la segna profondamente. Nel 1986 vediamo Manchester, Anzio, la comunista Praga, luogo di uno dei suoi concerti più memorabili (in piena crisi d’astinenza).
Ad accompagnarla in tour troviamo Richard (John Gordon Sinclair), il suo manager ed angelo custode da sempre innamorato di lei.
Rude, ingestibile ma impossibile da non amare, è questa Nico, un personaggio sfaccettato e sopra le righe accompagnato sul grande schermo da una regista sensibile come Susanna Nicchiarelli. Un’artista capace di regalarci una delle poche goccia d’acqua nel deserto cinematografico del 2017.

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