
Due colleghi e amici di lunga data decidono di trascorrere l’intero weekend in un’isoletta sperduta del Po, prima di un’importante riunione lavorativa. Giunti sull’isola disabitata e selvaggia, i due smarriscono il loro mezzo di trasporto, un gommone, e rimangono bloccati sul posto, senza possibilità di chiedere aiuto. Passano i giorni e i due uomini, senza cibo e acqua, iniziano a dubitare di poter uscire vivi dal loro tranquillo weekend di paura…
Il regista pavese Giorgio Magarò, attivo nel mondo del cinema fin dai primi anni ’90 ed autore di ben 6 lungometraggi (tra cui lo sci-fi “Space truckin”), si cimenta con un film ambizioso e complesso. È la storia di due uomini, amici da una vita e molto provati dalla vita stessa, sia in campo sentimentale che lavorativo, che si ritrovano improvvisamente in una situazione estrema e pericolosa, del tutto non calcolata. Dovranno fare i conti non solo con le condizioni avverse della natura, ma con l’instabilità del loro rapporto amicale. Le improvvise difficoltà di ogni tipo causate dalla perdita del gommone scateneranno le ansie, i problemi del presente e del passato, il “non detto” tra i due. Il tema portante è quello dell’eterno, e quanto mai irrisolto, confronto tra l’Uomo e la Natura, ma con grossi risvolti psicanalitici ed esistenziali. Sottotraccia, ma nemmeno così tanto, il regista evidenzia nei suoi personaggi il loro rapporto conflittuale e perdente con il mondo femminile.
