LEO DA VINCI – MISSIONE MONNA LISA, la recensione

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Leo Da Vinci missione monna lisa recensione
Lorenzo e Leonardo, tra i protagonisti di Leo Da Vinci – Missione Monna Lisa
C’è un problema insormontabile che ci si trova davanti quando si guarda un film come Leo Da Vinci – Missione Monna Lisa: i mezzi con cui è stato realizzato non sono certo quelli di cui dispongono DisneyPixar.
Ovviamente il giudizio deve tener conto di questo. Ma è un problema che ne nasconde un altro, purtroppo. Quanto costa scrivere una sceneggiatura? Cosa c’è bisogno per concepire una storia che abbia un po’ di senso e con personaggi non al di sotto del limite della decenza?
Sulla carta (per l’appunto) non più di tanto.

MISSIONE POCA VOGLIA

A volte parlare di un film è un lavoro ingrato, perché di sicuro tante persone hanno creduto in un progetto e ci hanno lavorato anche con passione. Ahimè, è il risultato che conta e questo Leo Da Vinci non raggiunge la sufficienza neanche volando in alto con le macchine del protagonista. L’idea è quella di trovarsi di fronte a un film svogliato, senza spinta in nessun settore.
Il target è chiaramente un pubblico di piccolissimi, ma perché non dare un po’ di compiutezza al film? L’animazione, come già detto, non è delle più riuscite. È però un elemento su cui si potrebbe anche soprassedere se il resto non fosse esageratamente scarso.
Ogni dialogo, ogni battuta di Leo Da Vinci, diretto da Sergio Manfio, fa digrignare i denti: non solo i personaggi non riescono a essere simpatici, ma diventano anche piuttosto irritanti. Insomma, sentir dire che non si riesce a pescare perché i pesci hanno appena mangiato e non possono ancora entrare in acqua (con 10 secondi dei personaggi che scoppiano a ridere) è forse un po’ troppo.
Leonardo l’inventore, Lorenzo il… simpaticone?, Lisa la bella, Niccolò (Copernico?) il piccolo astronomo e Agnes la piccola peste non hanno qualità che vadano oltre i loro appellativi immediati. Persino di Leonardo sappiamo che è un genio solo perché ci viene detto. Non è mai mostrato come arrivi alle sue intuizioni, o che abbia una cultura particolarmente superiore agli altri: ne vediamo solo i risultati.
Infine i buoni sono buonissimi e i cattivi cattivissimi. Sarebbe bello, nel 2018, vedere un po’ di sfumature.
La storia, inconsistente e senza troppo senso, è un susseguirsi di situazioni mai coese. Da Vinci alla ricerca di un tesoro con un gruppo di pirati alle calcagna non è la più felice delle intuizioni, forse.
Cinque secoli prima di Notorious B.I.G., a Firenze…

MUSICA (NON) PER LE MIE ORECCHIE

Nota marginale, ma seguitemi.
Nel momento in cui la bella Lisa si “avvicina” a Leo, sull’isola del tesoro, il lungometraggio si interrompe bruscamente per un paio di minuti. Incomprensibilmente, parte una sorta di spot che sospende quel poco di buono che era comparso nella prima parte del film. Lo spot serve a Riki, sfornato fresco da Amici di Maria De Filippi, per farvi sentire la sua nuova canzone. Che nulla c’entra con l’atmosfera del film.
Mi sembra giusto, nell’era in cui chiunque uscito da un reality può incidere un album o simili indipendentemente dal talento. A volte funziona (solo poco fa parlavamo del caso di Ilenia Pastorelli), tante altre no. Il brano in sé e il modo in cui viene brutalmente inserito nel film bastano a togliere almeno mezzo punto al voto già inevitabilmente negativo di Leo Da Vinci – Missione Monna Lisa.
Per concludere la questione musica (e non solo), qualcuno mi spieghi perché nella Firenze del XV° secolo ci sono spettacoli rap. Certo, la sospensione d’incredulità, ma anche qui: alla Disney riescono certe cose. E non è questione di animazione.