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“Alcune storie sono troppo vere per essere raccontate.”
L’avvertenza dell’avvocato Fred Weil (Michael Sheen), membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale, a un Gary Webb (Jeremy Renner) deciso a fare outing sulle sue scottanti scoperte sottolinea il diverso peso che la verità nuda e cruda manifesta a seconda del contesto in cui ci si muove. La verità non è irraggiungibile ma, una volta a portata di mano, equivale a un esplosivo che può avere la gittata di una piccola miccia come di un ordigno nucleare. E’ necessario stabilire il peso delle sue conseguenze, sul mondo e su noi stessi, prima di prendere la decisione di renderla pubblica.
“Adesso che sa la verità, dovrà fare la scelta più importante della sua vita: decidere se condividerla o no.”
Gary Webb, giornalista reporter del San José Mercury News, viene posto dinnanzi a questo spinoso dilemma quando si trova per le mani una scomoda realtà che riguarda direttamente l’operato del suo governo: e se negli anni ’80 la CIA avesse aperto le porte al traffico di crack e stupefacenti sostenendo, in cambio, i gruppi militari dei Contras in Nicaragua? Basta una soffiata al telefono da parte di una testimone con interessi personali (Paz Vega) e l’ingranaggio della giustizia e della libera informazione si mette prontamente in moto. Interessante, a questo punto, costatare quanto la direzione del quotidiano in cui Webb lavora, capeggiata dal sempre piacevole Oliver Platt, inizi con l’appoggiare completamente la sua decisione d’intraprendere la pericolosa ricerca e come quest’atteggiamento si evolva con il procedere della storia.
La Regola del Gioco (rivisitazione “all’italiana” del più evocativo Kill the Messenger, dal titolo dell’opera scritta di Nick Schou) è, infatti, una pellicola sull’effetto che il timore nei confronti di coloro che muovono i fili della società ha sull’individuo di natura debole, mentre la forza d’animo e i buoni intenti finiscono inevitabilmente con il trasformarsi in bersagli mobili. Più ci si avvicina all’oceano di luce e più il manto di oscurità avvolge e sgretola le certezze che hai costruito fino a quel momento; ogni aspetto della tua vita (famiglia, amicizie, lavoro…) diventa fatiscente e finisci con il mettere in dubbio le tue stesse azioni e chiederti cosa sei disposto a sacrificare in nome della pubblica consapevolezza. Il buon film d’inchiesta confezionato dal newyorkese Michael Cuesta (Roadie, Tell-Tale) è stato profondamente voluto dallo stesso Jeremy Renner, il quale ha preso a cuore la significativa vicenda di Gary Webb, raccontata per filo e per segno nella sua personale deposizione diventata best-seller dal titolo “Dark Alliance”. Attraverso una convincente e sentita interpretazione, l’attore statunitense aggiunge un tassello importante alla sua carriera drammatica, regalandoci il ritratto rivelatore di un uomo che ha deciso di sfidare a viso aperto lo stesso concetto di verità e le sue radicate conseguenze.
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