LA PRIMA NOTTE DEL GIUDIZIO, la recensione del film di Gerard McMurray

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la prima notte del giudizio
La prima notte del giudizio (2018)
la prima notte del giudizio recensione
Joivan Wade and Lex Scott Davis nel film La prima notte del giudizio
Dopo la trilogia La notte del giudizio era legittimo porsi una domanda: come ha avuto origine il famoso “Sfogo“? La prima notte del giudizio risponde al quesito e riesce a soddisfare la curiosità in maniera sintetica, utilizzando la giusta dose di tensione narrativa mescolata a una credibilità disarmante.
In questo prequel viene da subito esplicitato che la cosiddetta “Purga” non è altro che un esperimento sociale “controllato”, attuato da un partito estremista di destra, i Nuovi Padri Fondatori d’America (NFFA), radicato nella zona di Staten Island a New York.
L’idea dell’esperimento sociale viene inizialmente proposta come uno studio della condotta umana in una situazione di assenza di regole e in un luogo dove le fasce più povere combattono quotidianamente con la frustrazione e la rabbia di una realtà economica disastrosa.
La base volontaria, chiaramente remunerata, spinge quasi tutti i cittadini a sottoporsi alla sperimentazione che, però, in breve tempo, degenera in un massacro orchestrato dal partito stesso.
Se negli altri film della serie lo Sfogo avveniva in una realtà futura e distopica, dove non si parla più di esperimento sociale ma di pratica ‘istituzionale’ caratterizzata dalle lotte di classe e di etnie, in questa pellicola si va oltre.
la prima notte del giudizio
La prima notte del giudizio (2018)
L’intento politico del film è l’elemento predominante della trama, che vede, appunto, una minoranza subire una vera e propria esecuzione da parte di gruppi mercenari estremisti. Niente viene taciuto o semplicemente accennato. La tematica del razzismo è talmente esasperata da diventare drammatica e terrificante, scomodando persino riferimenti al nazismo e al Ku Klux Klan (attraverso costumi e maschere).
La prima notte del giudizio racconta l’ondata punitiva verso gli strati più poveri della popolazione, l’orrore di una pratica che non risparmia nessuno ma che viene poi “distorta” e comunicata come una “terapia” capace di risolvere i problemi economici e sociali, tanto da venire regolarizzata con scadenza annuale.
Diretto da Gerard McMurray, il film prende il meglio della serie cinematografica realizzata da James DeMonaco (qui sceneggiatore e produttore) e costruisce un racconto molto classico nell’esecuzione (con riferimenti anche al cinema d’azione) servendosi di narrativa semplice e immediata, merito anche di un cast all’altezza delle aspettative. Una menzione speciale va al protagonista maschile Y’lan Noel, il bad boy che diventa eroe e trascina tutti con il suo carisma e la sua determinazione. Efficace nella sua performance è anche Lex Scott Davis, che interpreta una donna tosta e coraggiosa, determinata a portare avanti la sua ribellione nei confronti di una società classista che la emargina per il colore della sua pelle.
Risulta interessante a livello tecnico l’utilizzo di lenti a contatto/microcamere, che non solo registrano costantemente lo Sfogo per soddisfare quell’impulso voyeuristico insito nell’uomo, ma fanno anche somigliare le persone a demoni della notte.
Nonostante alcune imperfezioni e piccole ingenuità nel “far sopravvivere” i protagonisti, La prima notte del giudizio è in linea con la trilogia di James DeMonaco e ha la capacità non solo di intrattenere ma anche di far riflettere. Visione consigliata.