Il Giustiziere Della Notte. Quello del 2018, quello con Bruce Willis.
Ennesimo remake di cui non c’era per nulla bisogno? Probabile.
Ma chi l’ha detto che debba essere per forza un problema?
NEL MIRINO
Eli Roth, emerso con il godibilissimo (per gli amanti del “torture porn”) Hostel, ha legato il suo nome a un tipo di cinema violento, esplicito e, di certo, poco sottile.
Tra alti e bassi, come l’omaggio ai cannibal movie The Green Inferno, i suoi film sono ben felici di mostrare tutte le ispirazioni del regista. Citazioni più o meno esplicite e intere idee prese da filoni particolari: una sorta di figliol prodigo di Quentin Tarantino con una minor padronanza della cinepresa.
Era scritto da qualche parte che prima o poi dovesse affrontare un remake in piena regola.
Ed eccoci a Il Giustiziere Della Notte.
L’originale e i suoi seguiti, con l’iconico protagonista interpretato da Charles Bronson, hanno impresso la figura del vigilante armato nell’immaginario popolare. Nonostante la critica sia sempre stata dura con la serie di pellicole, il pubblico ha dimostrato di aver ben assimilato le tragiche avventure di Paul Kersey.
Ora, con Bruce Willis, si tenta un ritorno di fiamma. Se da un lato la necessità di questa rivisitazione proprio non c’era, dall’altra ci si trova davanti a un film godibile e senza troppe pretese.
SPARI NELLA NOTTE
Paul Kersey è un chirurgo di Chicago, città sempre sconvolta da continue ondate di violenza criminale.
Quando un gruppo di malviventi entra nella casa di famiglia per una rapina e trova la moglie (Elisabeth Shue) e la figlia (Camila Morrone) dell’uomo, qualcosa va storto e le due restano gravemente ferite. La moglie muore poco dopo l’arrivo in ospedale e la figlia rimane in coma. Paul, convinto dell’impotenza della polizia di fronte al clan criminale della città, decide di iniziare a farsi giustizia da solo e di seguire una serie di indizi alla ricerca degli assassini della moglie…
Roth sa come gestire le scene più violente, anche se non eccede mai in questo senso. Qualche risata, forse anche di troppo, rende il film tutto sommato gradevole nonostante la tematica.
Questo è sia un vantaggio che uno svantaggio: se lo humour rende Il giustiziere della notte più scorrevole, lo distoglie anche dal peso morale del racconto.
Si finisce così per non dare sufficiente peso alla questione centrale del film, lasciata ai commenti in voice over delle radio locali e poco altro: è giusto farsi giustizia da soli? E’ giusto mettersi al posto della polizia?
QUELLO SGUARDO UN PO’ COSI’