GIOCHI DI POTERE, la recensione del film con Theo James e Ben Kingsley

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giochi di potere recensione
Ben Kingsley eTheo James in Giochi di potere (2018)
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Ben Kingsley eTheo James in Giochi di potere (2018)
“La versione moderna dei cavalieri della Tavola Rotonda.” Così Michael Soussan (Theo James) si immagina l’ambiente all’interno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite: una realtà immacolata, le cui nobili finalità sono la promozione di cooperazione sociale e il mantenimento di pace e sicurezza internazionale. Quando però viene assunto dall’esperto funzionario Pasha (Ben Kingsley) come coordinatore diplomatico del programma di aiuti umanitari Oil for Food (“Petrolio in cambio di cibo”) in Iraq, Michael si rende conto che la situazione è molto più complicata di quanto sembri. Presto si accorge che il sottile equilibrio politico è legato ad interessi economici di dimensioni inimmaginabili.
Ispirato all’autobiografia di Michael Soussan del 2008 Backstabbing for Beginners: My Crash Course in International Diplomacy, il nuovo film di Per Fly racconta gli eventi che portarono il mondo a conoscenza di uno dei più tremendi scandali politici del nuovo millennio, nonché il più grande schema illecito corruttivo della storia dell’ONU.
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Ben Kingsley in Giochi di potere (2018)
Spesso i thriller politico-complottisti degli ultimi anni hanno posto al centro del proprio interesse il ruolo della diplomazia, “il ponte che collega la politica alla realtà” come la definisce Pasha. Proprio quest’ultimo è il personaggio più efficace, sia per la funzione che svolge all’interno della storia sia per l’interpretazione più che convincente di Ben Kingsley, la cui glaciale ambiguità nel ruolo di antagonista (che qui ricorda un po’ quella del dottor Cawley in Shutter Island) rappresenta uno dei rarissimi picchi di un racconto complessivamente monocorde. Non passano di certo inosservati l’impiego della prima persona narrante e l’abbondante utilizzo del materiale video originale per documentare la condizione dell’Iraq contemporaneo e i momenti “caldi” in seguito al crollo del regime di Saddam Hussein. Tali strategie narrative, per quanto contribuiscano a conferire legittimità storica al film, rendono l’operazione a tratti troppo didascalica e ridondante.
Risulta apprezzabile la volontà di setacciare anche gli angoli più oscuri di un episodio tanto deplorevole (e preoccupante) della storia contemporanea, di cui peraltro non tutto è ancora stato chiarito e molto invece insabbiato. Facendo leva su un interesse sempre vincente per la cospirazione ai massimi livelli e su un gusto di presentazione delle immagini più televisivo che cinematografico, Giochi di potere non coglie completamente nel segno, non spicca rispetto alle numerose pellicole affini, ma incuriosisce e intriga.
Indubbiamente si può sostenere che Michael abbia trovato delle “tavole rotonde”, ma invece che da illustri cavalieri sono presiedute da personalità misteriose e potenti, che architettano da dietro le quinte i destini dei Paesi e degli uomini.