Fuori di Mario Martone, dopo la presentazione in concorso a Cannes 2025, arriva nei cinema e porta la visione della libertà di Goliarda Sapienza sul grande schermo.
Di cosa parla Fuori?
Fuori approfondisce il percorso di trasformazione di Goliarda Sapienza (Valeria Golino) che, dopo essere stata incarcerata nel 1980 per furto, trova un’inaspettata solidarietà e una crescita personale con le altre detenute. Ambientata sullo sfondo di un’estate romana, il film esplora i profondi legami che si formano tra le mura del carcere e come queste relazioni continuino a influenzare la vita di Goliarda dopo il rilascio.

Un ritratto di liberazione
Fuori è l’adattamento cinematografico di Mario Martone del libro di memorie di Goliarda Sapienza del 1983, L’università di Rebibbia, in cui la scrittrice racconta la sua esperienza carceraria e le sue amicizie nate tra le mura di Rebibbia.
La regia di Martone cattura tutta l’essenza del percorso introspettivo della Sapienza focalizzandosi soprattutto su tematiche quali la libertà, dell’identità e della capacità umana di cambiare e adattarsi. Il ritratto di Goliarda Sapienza portato sul grande schermo è un inno alla liberazione in senso fisico e metaforico; attraverso la scrittura e i legami umani Goliarda esplora se stessa oltre qualsiasi giudizio sociale.
L’adattamento di Martone, infatti, pone l’attenzione sul contributo letterario di Goliarda Sapienza e sulla sua visione unica sulla libertà e sulle norme sociali. Goliarda, che ha il volto di una Valeria Golino capace di toccare tutte le sfumature complesse dell’identità della scrittrice, si muove sullo sfondo di un’afosa estate romana che ha tutto il sapore di una liberazione dalla vita carceraria.
La narrazione pone l’accento sull’ideologia e poetica della Sapienza nei termini di natura umana e liberazione personale. Si crea così un film che fa della narrazione intima incentrata sui personaggi il proprio punto di forza, anche e soprattutto grazie alle interpretazioni intense di Matilda De Angelis e Elodie.

Dentro e fuori
Martone sceglie di ambientare il film su due piani narrativi, l’interno del carcere e la città, mescolando il dentro e il fuori per raccontare la storia attraverso salti temporali tra il periodo in cella, quello che ha preceduto l’arresto e il periodo post carcere.
Questo muoversi su diversi piani, però, compromette la coerenza narrativa e ci si ritrova un po’ confusi lungo il percorso, perdendo di vista l’evoluzione emotiva di alcuni passaggi essenziali della vita di Goliarda.
Per quanto la rappresentazione del dentro sia raffinata da un punto di vista formale e di rappresentazione del cameratismo femminile, il fuori funziona al meglio quando le dinamiche delle protagoniste ricreano il proprio microcosmo carcerario e si muovono in funzione di una redenzione personale. Le emozioni della protagonista e delle altre ex detenute riecheggiano negli spazi della narrazione amplificando la risonanza emotiva della storia.
Com’è il film?
Fuori è un film che restituisce, in tutte le sue sfumature, la visione dell’opera di Goliarda Sapienza e porta la sua esperienza carceraria a un livello intimo e profondamente umano.
Non c’è giudizio nella narrazione dei personaggi, ma il film riesce, anche con qualche difficoltà strutturale, a esprimere tutta la bellezza di una ritrovata libertà e tutte le sfumature dei legami femminili nella loro manifestazione di fierezza, splendore e coraggio.