Di cosa parla Follemente?
Piero (Edoardo Leo), piacente insegnante di mezza età, è un uomo separato e con una figlia preadolescente a carico. In un sito d’incontri conosce la bella Lara (Pilar Fogliati), di qualche anno più giovane.
A sorpresa lei stabilisce il loro primo incontro: una cenetta intima a casa sua. L’uomo si presenta all’appuntamento con mille indecisioni, un bel mazzo di fiori e una confezione nuova di zecca di preservativi… Nemmeno Lara è esente da titubanze e mentre Piero sale le scale – con la stessa veemenza di un Imperatore romano che scala il Colosseo – trova il tempo di cambiare diversi outfit.
Tra una lasagna e parecchi bicchieri di vino si raccontano: lui le svela di essere separato ed essere da poco riemerso da un periodo difficile nel quale, per riacquistare sicurezza e normalità, sostava sotto il suo vecchio appartamento a osservare le luci accese delle finestre. Lara è appena uscita da una relazione tormentata e il suo ex, latitante da tempo, si presenta senza preavviso, curiosamente, proprio quella sera stessa, con un misterioso regalo.
Piero si interroga se non sia il caso di lasciare Lara da sola con i suoi fantasmi ma, a sorpresa, decidono di aprire insieme il dono e la sorpresa non sarà tanto il contenuto quanto gli sviluppi della serata…

Questione di forma mentis
Cosa accade dentro noi quando il caos della testa prende il sopravvento e i pensieri si accavallano? Genovese prova a suggerirlo a modo suo con Follemente: moderatamente folle (nell’accezione positiva del termine), illuminante, divertente (q.b.), vero. Una ricetta perfettamente riuscita, una pozione “magica” negli intenti, fatta di ingredienti semplici, “genuini” e nostrani.
La ciliegina sulla torta sta nel descrivere le menti umane – maschili e femminili – i loro sentimenti, e la loro forma mentis attraverso gli attori, inscenando una vera e propria pièce teatrale. In pratica un Inside Out in chiave senior. Il film d’animazione però – ci tiene a sottolineare il regista – parla di emozioni, Follemente delle personalità e del caos che si crea nella testa. Così le molteplici individualità di Eros (Claudio Santamaria), Romeo (Maurizio Lastrico), Valium (Rocco Papaleo), il professore (Marco Giallini) e i loro alter ego femminili Trilli (Emanuela Fanelli), Giulietta (Vittoria Puccini), Alfa (Claudia Pandolfi) e Scheggia (Maria Chiara) prendono vita creando una sorta di multiverso che si sovrappone alle vicende dei due protagonisti, viaggiando in parallelo, in perfetto stile causa/effetto.
Il linguaggio cinematografico, studiato e modulato, crea l’incastro assoluto con quello teatrale fatto da ritmi cadenzati, sovrapposti e incalzanti, al confine con l’improvvisazione.
La genialità sta anche nel rendere concreti, tangibili e ben identificabili concetti astratti altrimenti difficilmente comprensibili e decifrabili. Emblematici sono i locali dove si muovono le multi-personalità: il “cervello” maschile è una stanza polverosa, ombrosa, caotica, satura di elementi, fatta di archivi e grossi manuali, per certi versi arcaica. Diversamente quella femminile, ben più luminosa e aggraziata, è colorata e caleidoscopica.

C’è una scena cult?
Una delle scene più divertenti del film, sviluppata su crescendo rossiniano, ne richiama immediatamente alla mente un’altra – analoga, se pur inversamente proporzionale nella sua drammaticità – icona di un film di Kubrick che è diventata leggenda nella storia del cinema.
Ma andiamo per gradi. Piero, colto impreparato a una delle domande di Lara, rispolvera il suo archivio mentale: così Eros, Romeo, Valium e Il professore si affaccendano freneticamente ad aprire gli infiniti cassettini dell’archivio della memoria, in una gag riuscitissima, quasi fantozziana, in cerca di risposte. Una scena che diventa cult ricordando quella di 2001 Odissea nello spazio: ad Hal 9000 veniva disattivato il cervello, suo centro operativo, aprendo e spegnendo i cassettini, uno a uno, in un diminuendo musicale – la voce del calcolatore – struggente e plateale.

Perché vederlo?
Principalmente per indagare la complessità dell’animo umano, le sue imperfezioni e le imprevedibili reazioni. Follemente non è il primo film attraverso il quale il regista cerca il pretesto per andare a fondo: Perfetti sconosciuti, Tutta colpa di Freud e The Place, più di tutti, – con le caricaturali personalità e stranezze – probabilmente ne sono il tramite, il percorso attraverso cui è approdato al suo ultimo film.
Da non sottovalutare nemmeno la colonna sonora – diversi i brani tratti dal sempreverde repertorio dei Queen – che riveste un ruolo fondamentale dando spessore agli ambienti circoscritti e statici – le menti maschili/femminili e i locali dove Lara e Piero si “studiano” dietro il loro muro di insicurezze – fornendo un’essenziale variabile emotiva.
In ultimo per riflettere sul complesso cervello umano, “macchina” perfetta e complessa al tempo stesso, insondabile e misteriosa. Che fare quindi quando l’amigdala, fatta di razionalità e pulsioni – il più delle volte in conflitto tra loro – và in black-out? Quando il caos prende il sopravvento solo il maschile e il femminile, con la loro differente forma mentis, sono in grado di trovare naturalmente l’incastro perfetto.