Dark Places, quei luoghi oscuri della memoria che condizionano il nostro futuro e deformano il nostro passato. Essere costretti a illuminarli non è piacevole ma talvolta è necessario: non è detto che quelle ombre non possano celare qualche verità dimenticata che, per esempio, potrebbe scagionare un uomo da un’accusa di omicidio. Libby Day (Charlize Theron) lo sospetta ma ha bisogno di qualcuno che la spinga a mettere sottosopra i suoi ricordi e scoprire se davvero Ben (Corey Stoll), suo fratello, ha ucciso sua madre e le altre sue sorelle. Ci pensa un gruppo d’investigatori amatoriali, dediti a studiare casi irrisolti e a riaprirne di chiusi per fare giustizia – spesso con maniere un po’ spicce e qualche pregiudizio di troppo. Ma se è per una giusta causa… si può soprassedere.
Avendo bisogno di soldi, Libby non può più opporsi alle richieste del Kill Club: comincia allora un viaggio a ritroso nella sua infanzia che trova un senso soprattutto grazie alla perizia con cui sono centellinate le informazioni e con cui si serba qualsiasi particolare rivelatore per l’ultima parte del film. Evitando così quella spiacevole, seppur minimamente gratificante, sensazione di capire tutto prima che ce lo finiscano di raccontare. Informazioni che attraversano più piani temporali, dunque: il presente, i giorni dell’infanzia in famiglia e quelli nell’istituto dove Libby ha vissuto. Informazioni che vengono poi filtrate da più punti di vista: i ricordi sfocati della stessa Libby, le congetture del Kill Club, i flashback di un narratore onnisciente e le parole di Ben Day, che la sorella ha cominciato a visitare in carcere e del quale sta faticosamente imparando a fidarsi.
In tutto il male che lentamente emerge da questa storia non c’è spazio per il sensazionalismo: la scelta di non urlare, però, si traduce in una voce troppo flebile che stenta a farsi riconoscere. Se infatti è interessante la pluralità di sguardi che raccontano, non convince troppo l’anaffettività ostentata da Libby perché suona finta, sempre smentita dal terrore di essere toccata, avvicinata. Il suo desiderio di scoprire la verità, sembra esterno a lei e non ne pare convinta: che senso ha perseguire il suo obiettivo?
A un buon sistema di vasi comunicanti si contrappone una meno raffinata qualità del prodotto che contengono. Motivo per il quale Dark Places convince solo a metà.