
Richiamare alla memoria le sequenze di City of Lies significa trovarsi dinnanzi ad immagini ammantate di grigio. City of Lies, in effetti, è tutto di un indistinto grigiore, qualsiasi sia il punto di vista che si intende assumere. Tanto per cominciare, la storia: una (scompaginata) cronaca, da un lato, di dedizione; dall’altro, un deprimente – ma vivido – racconto di irrevocabile fallimento.
Nell’adattare il romanzo di “Labyrinth” di Randall Sullivan,il regista Brad Furman e lo sceneggiatore Christian Contreras – alla prima esperienza in questo ruolo – mischiano le carte in continuazione, cambiano passo e ritmo in un andirivieni temporale stancante (pur essendo, semplicemente, duplice) e inefficace. E anche poco funzionale ad una esposizione che tenti – laddove la vera storia per forza di cose non può più – di fare chiarezza almeno nelle complesse indagini sugli omicidi dei rapper Tupac Shakur e Notorious B.I.G., portate avanti anche privatamente, e per anni, fino allo sfinimento, fino all’annientamento fisico, dal detective Russell Poole (Johnny Depp).
È difficile credere che il reportage giornalistico alla base dello script (inizialmente pubblicato su Rolling Stone) non privilegiasse quanto più possibile un intento di chiarezza: di conseguenza riesce difficile comprendere le ragioni di una tale annebbiata e caotica narrazione filmica, totalmente mancante di punti forti, di schiena, di colore. Grigia, appunto. Se si aggiunge la cenerina fotografia di Monika Lenczewska, l’impressione è quella di un sonno febbricitante e dolente: se già la storia si muove a fatica, il racconto per immagini – che è poi, paradossalmente, perlopiù un racconto di parole, inutilmente verboso, senza che le sequenze si impongano per loro stesso respiro – appare scarno, consumato. E dire che, a voler ricamare una vicenda vera (ricami di cui il film non è sordo, considerando che il personaggio del cronista interpretato da Forest Whitaker è creato ad hoc), e forse senza dover inventare nulla di così tanto inverosimile, ci sarebbe molto materiale adatto a del colore, per quanto lugubre: gang, successo e miseria, corruzione (che si spreca, vedi relativo scandalo della Divisione Rampart del Dipartimento della Polizia di Los Angeles), lotte occulte fra differenti fazioni nelle strade di una Los Angeles violenta. Ma manca qualcosa.
