Vincitore della Palma d’Oro 2024, Anora è il nuovo film di Sean Baker in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, nelle sale italiane dal 7 novembre.

Di cosa parla Anora?

Anora (Mikey Madison) è una giovane donna che vive nella periferia di Brooklyn con la sorella e lavora ogni sera in uno strip club di Manhattan, intrattenendo uomini più o meno facoltosi. Un giorno conosce Ivan detto Vanya (Mark Eidelstein), un ventunenne figlio di oligarchi russi che le chiede di essere la sua fidanzata per una settimana in cambio di 10mila dollari. Anora accetta e i due finiscono per sposarsi a Las Vegas, ma non appena i genitori del ragazzo lo vengono a sapere si scatena il putiferio.

Mark Eydelshteyn e Mikey Madison in Anora recensione

Il trionfo dell’indie

La conquista della Palma d’oro a Cannes di Sean Baker è un evento che segna un traguardo molto importante per il cinema contemporaneo, non solo perché era dal 2011 che non veniva vinta da un film statunitense, ma anche perché indica una particolare celebrazione del cinema indipendente.

Sean Baker, infatti, è una figura che nel panorama odierno rappresenta il passaggio al mainstream di un cinema nato da ambienti underground, da una libertà creativa totale. Conservando lo sguardo vicino al reale a tratti con un piglio documentaristico, il suo è un cinema che guarda agli strati più bassi della società senza patetismo ma con compassione, figlio di una tradizione di un certo cinema d’autore statunitense vicino alle storie delle persone comuni e dove l’individuo è simbolo del collettivo. La vittoria di un festival così importante testimonia dunque sia il riconoscimento mondiale del talento di Baker, sia un segno che forse qualcosa sta cambiando.

Un coming of age per adulti

Baker, dunque, è da sempre vicino agli “ultimi” della società contemporanea in una sorta di neo-neorealismo americano, dagli immigrati cinesi di Take Out, co-diretto con Shih-Ching Tsou, fino alle madri single di Un sogno chiamato Florida, passando per le sex workers transgender di Tangerine. È proprio quest’ultimo forse il film che più si avvicina ad Anora, raccontando l’avventura rocambolesca di due donne in cerca di vendetta alla vigilia di Natale.

Anora si muove quindi in un terreno caro a Baker che lo racconta con massima empatia stavolta attraverso una sorta di buddy movie “accidentale” per Brooklyn e Manhattan. Quando Vanya, il marito della protagonista, scappa per paura dei genitori che non approvano la sua unione con una prostituta, la donna sarà costretta a cercarlo per tutta New York insieme ai tre scagnozzi degli oligarchi che vogliono annullare la loro unione. In questo viaggio la nuova famigliola sgangherata dovrà cercare il ragazzino, e piano piano Anora prenderà consapevolezza della sua situazione.

Il film racconta la necessità di riscatto di una giovane donna intraprendente ma sola, alla ricerca dell’amore e del suo posto del mondo e dell’occasione che possa rivoluzionarle l’esistenza. Non è un caso che la ragazza citi proprio Cenerentola come suo film Disney preferito, di cui ricalca fino a un certo punto le aspirazioni ma con una parabola discontinua che va dall’ascendente al discendente. In questo senso, Anora può essere definito un coming of age dove il sex work è rivisto in maniera contemporanea, non più Cabiria né Christiane F, quanto piuttosto l’unico mezzo a disposizione di una giovane donna intraprendente che affronta la vita con coraggio e con gli strumenti che possiede in un mondo che non è all’altezza delle sue aspettative e in una società che, alla fine, la delude.

Nel costruire le varie situazioni Sean Baker utilizza come al solito un tono ironico e dinamico, frenetico nella sceneggiatura e nel montaggio dando vita a situazioni grottesche e coinvolgenti. Mikey Madison buca lo schermo, recitando con gli occhi e con l’intero corpo, dimostrando ancora una volta il suo talento.

anora recensione

Anora è un film da vedere?

Anora è un film dal retrogusto dolceamaro sul riscatto e l’impossibilità di ottenerlo, un coming of age per adulti tra i quartieri di New York, tra oligarchi e sfruttatori, la sinfonia di una città di luci che ispira sogni destinati ad infrangersi.

Un lungometraggio che segna il trionfo del cinema d’autore americano, con la speranza di aprire la strada a nuove storie e nuove voci, nel rinnovamento delle forme di un panorama troppe volte stantio.

Fonte immagini: Festa del cinema di Roma