Recensione di Premonitions, il thriller soprannaturale di Afonso Poyart con Anthony Hopkins, Colin Farrell e Jeffrey Dean Morgan. 

Il giorno in cui gli agenti Merriwether e Cowless s’imbattono nell’ennesimo caso di omicidio ad opera di un misterioso serial killer, tanto letale quanto indolore per le vittime prescelte, i due decidono sia giunta l’ora di chiedere aiuto all’ex-collega John Clancy, un silenzioso vecchietto che ora vive in solitudine circondato dal verde. L’ex-agente però è ancora molto lucido, attento a ogni dettaglio, e sa incutere soggezione nei suoi interlocutori: nato come uomo di scienza devoto alla giustizia ha, infatti, il dono di intuire i gesti di chi ha intorno, di vedere il passato e di prevedere il futuro di ognuno. Con lui nella squadra, quello che inizialmente pareva il caso di un folle scriteriato, si tramuta nella caccia ad un nemico forte e imprevedibile.

premonitions recensione

Premonitions si presenta da subito come un thriller soprannaturale, senza scivolate horror, con voglia di tensione e una drammaticità di fondo che dovrebbe farci riflettere su concetti spinosissimi come il diritto alla vita e alla morte, l’eutanasia e la sofferenza nella malattia. Non stupisce quindi che il ruolo dell’investigatore-medico-medium sia stato affidato al premio Oscar® Anthony Hopkins, stupisce molto di più la sceneggiatura, con le sue frasi retoriche, le situazioni da thriller anni ‘90, la figura di Colin Farrell, il susseguirsi senza sosta di eventi prevedibili, stereotipati, talvolta banali, perfetti per una sera imbracciando il ferro da stiro, meno se difronte ad un grande schermo.

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Nato da un soggetto che doveva tramutarsi in sequel di un capolavoro come Seven, dopo una decade di gestazione arriva al cinema con una sua indipendenza e identità, con un titolo rimaneggiato, con l’intenzione di imporsi come nuovo Blockbuster dai contenuti importanti e toccati. E, in effetti, parlare di destino e del sottile confine tra scienza e soprannaturale e tra pietas e follia, non è cosa semplice. Non si capisce perciò perché affidare un simile carico da novanta a un regista emergente, talentuoso ma non all’altezza della situazione. Il cast recita per inerzia, la narrazione è piatta, la storia ha l’attrattiva dell’elenco telefonico e i colpi di scena sono talmente sorprendenti da far assopire più di una persona in sala.

Premonitions riesce, invece, nell’impresa di far ridere il pubblico nelle parti (pseudo)adrenaliniche, durante la caccia all’uomo, e di permettergli distrazioni nelle parentesi dolorose, in cui invano tenta di dare spessore ai personaggi e di commuovere i presenti in sala. Probabilmente, se fosse arrivato in anteprima direttamente su piccolo schermo avrebbe suscitato maggiore interesse e i giudizi sarebbero stati più clementi. Confidiamo quindi in una sua seconda vita quando, tra qualche mese, arriverà sui canali TV.

Vissia Menza
Pubblicato in esclusiva su MaSeDomani

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