Alexander Payne inaugura la 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con il suo nuovo film Downsizing, interpretato da Matt Damon, Kristen Wiig, Christoph Waltz, Neil Patrick Harris, Maribeth Monroe e Jason Sudeikis. Un’apertura che diverte ma fatica a brillare e non coinvolge appieno il pubblico.
Stanchi dalla quotidianità e scontenti della propria situazione economica, Paul Safranek (Matt Damon) e la moglie Audrey (Kristen Wiig) decidono di cambiare vita, sottoponendosi ad un trattamento di miniaturizzazione irreversibile. Il primo a sottoporsi al processo e ad approdare nel mondo “ridotto” è Paul. Ma la “nuova” esistenza è diversa da come immaginava: l’incontro con l’eclettico vicino di casa Dusan (Christoph Waltz) e con la dissidente vietnamita Ngoc Lan (Hong Chau) lo aiuterà a lasciarsi alle spalle il passato.
A quattro anni di distanza dal road movie in bianco e nero Nebraska, Payne torna dietro la macchina da presa per raccontare una storia tragicomica che oscilla tra il grottesco e il paradossale e riflette sulla nostra contemporaneità. Downsizing è una commedia di fantascienza e di denuncia che affronta temi ecologici e sociali senza, tuttavia, riuscire ad essere incisiva. Nonostante le ottime premesse, il film stenta a decollare e resta oltremodo aggrappato ai numerosi spunti iniziali.
La visione del mondo miniaturizzato sembra esprimere solo aspetti positivi ma lo spettatore rimane cauto e preparato di fronte allo sviluppo della vicenda. Con un approccio neutrale e fin troppo imparziale, l’ultimo lavoro di Payne offre la propria soluzione al problema della sovrappopolazione e della sostenibilità delle risorse, stemperando con sarcasmo e ironia le situazioni più delicate. Dopo una partenza efficace, il lungometraggio procede con affanno e subisce una flessione nella seconda parte, vanificando le buone idee presenti nella sceneggiatura. In Downsizing il regista americano parla dell’American Way, dei sogni infranti e dei riscatti esistenziali ma finisce per scivolare in discorsi troppo retorici e fatalisti che pesano sull’economia del film.
Matt Damon sfodera una performance convincente, grazie e soprattuto a personaggi di contorno caratterizzati in modo brillante da Payne e Taylor. Una menzione speciale va all’istrionico Christoph Waltz, qui in stato di grazia, che veste i panni di un bizzarro affarista amante della vita mondana.