Tratta dall’omonima pièce teatrale (vincitrice del Premio Ubu per il miglior spettacolo e la miglior regia), la pellicola è stata scritta dalla stessa Emma Dante, affiancata da Elena Stancanelli e Giorgio Vasta

A 7 anni dal western contemporaneo Via Castellana Bandiera, Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Elena Cotta, la cineasta e drammaturga Emma Dante è tornata in concorso a Venezia 77 con il suo secondo film, Le Sorelle Macaluso, ritratto di vita di 5 sorelle nella periferia di Palermo.

Maria, Pinuccia, Lia, Katia e Antonella Macaluso (nell’opera teatrale sono 7) vivono in una casa fatiscente senza genitori. Non ci è dato sapere del destino della madre e del padre, appaiono in qualche inquadratura in delle vecchie foto in bianco e nero e questo ci deve bastare. Non sono importanti per questa storia, così come non lo è la presenza maschile, quasi del tutto assente.

La Mostra del Cinema di Venezia non è nuova a storie di vita familiare, di drammi fra le mura domestiche e redenzioni finali, ma qui parliamo dell’eclettica Emma Dante, una regista che con la compagnia teatrale Sud Costa Occidentale ha scelto di porre al centro della sua vita Palermo; una sperimentatrice – rivisitatrice spinta da quella scintilla follia positiva che ha dato vita a opere come mPalermu e la trilogia della famiglia siciliana.

Le Sorelle Macaluso è una cine-pièce drammatica in tre atti, tre come le fasi della vita su cui si struttura: gioventù, maturità, terza età

All’inizio del racconto siamo negli 80 e come fonte economica di sostentamento le giovani Macaluso hanno un piccolo allevamento abusivo di colombe che accudiscono nel sottotetto, a decine, e che “noleggiano” per feste e cerimonie. Sono 5 giovani donne distinte, ognuna con i propri desideri e passioni; c’è chi si trucca per sentirsi più “fimmina”, chi sogna di diventare una ballerina, chi ama di un amore proibito (una delle scene più belle), e chi manifesta un carattere difficile e contrapponente tipico di quell’età.

Ma la leggiadria dell’infanzia di Emma Dante viene spazzata via in un giorno d’estate al mare: fra un cioccolato Kinder e una disgressione coreografica da musical, il dramma distrugge per sempre il ménage familiare; la minore delle sorelle Macaluso, Antonella, muore per un banale incidente

Questo è il classico “evento catalizzatore” della storia che cambierà la vita delle 4 sorelle per sempre.

Con Le Sorelle Macaluso Emma Dante dimostra una maggiore sicurezza e padronanza con la macchina da presa, che utilizza per raccontare senza alcuna volontà edulcorante, il lungo viaggio della vita e della morte amalgamando i mondi del visibile e invisibile.

La casa è il posto del cuore, il nucleo di ogni famiglia, il focolare domestico dove i muri assorbono e non dimenticano le anime che ci hanno vissuto

Nel suo racconto meridionale l’autrice ha introdotto una sesta grande sorella, la casa, una fatiscente palazzina massima espressione di quell’abuso edilizio conosciuto storicamente come “sacco di Palermo” (lo raccontava Michele Placido/Marco Terzi in Mery Per Sempre di Marco Risi) e portatrice del fato delle sorelle.

È interessante come la macchina da presa non segua sempre le protagoniste viventi, ma si sofferma sulle stanze vuote, sui mobili, sui giochi, sui libri come in un silenzioso requiem. Essa “invecchia” con le sorelle viventi e cede a ogni dolore di questa famiglia disgraziata, come un’entità vivente che segue il loro stesso destino.

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Le Sorelle Macaluso di Emma Dante

Le meravigliose creature (la canzone di Gianna Nannini ricorre più di una volta nella versione acustica della raccolta “Perle”, come il “Gymnopédie n.1” di Satie e la malinconica “Inverno” di Fabrizio De Andrè riletta da Franco Battiato) che vediamo nel primo atto sono destinate a non fiorire mai, schiacciate da una vita che non elargisce nulla.

L’età adulta arriva all’improvviso, come il battito di ali dei colombi che vediamo più volte volare lontani da tutto. I colori non sono più quelli dell’infanzia, brillanti di una speranza vivida dell’estate, ma crepuscolari; i volti delle sorelle (Pinuccia ha il volto di Donatella Finocchiaro) segnati dal rancore reciproco, piagati dai sogni irrealizzati per quelle croci che non meritavano, per quella felicità (forse) cercata e mai arrivata.

Con l’inverno della vita tutto il rancore ed il dolore si assopisce e l’amore, forse anche una forma di rassegnata stanchezza, sancisce per sempre la pietās umana.

Le Sorelle Macaluso di Emma Dante non è un film perfetto ma è un viaggio che merita di essere affrontato. Si parla di drammi, dolore, rancore e di come il legame di sangue di queste sorelle del Sud Italia sia più forte di tutto, indissolubile come il ricordo della loro piccola Antonella.

Fonte: Ufficio Stampa