Intervista al regista Massimo Coglitore

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Abbiamo intervistato il regista siciliano Massimo Coglitore, che ha firmato “The Elevator”, ottimo thriller con un cast d’eccezione: Burt Young, Caroline Goodall e Jason Parks. Ecco cosa ci ha raccontato!

Buongiorno Massimo. Come e quando nasce la tua passione per il cinema?
In realtà faccio fatica a ricordare il momento in cui ho realizzato di avere questa passione. In un tema che ho fatto in seconda media, sul lavoro che vuoi fare da grande, scrissi che volevo fare il regista, evidentemente qualcosa nel mio dna già c’era. Da piccolo andavo spesso al cinema con i miei genitori. Mio padre noleggiava film in super 8 e aveva una cinepresa con il quale faceva filmini familiari e forse qualcosa è scattato. Piccolo ho iniziato a girare corti amatoriali con l’aiuto di mio fratello Fabio e mio cugino Antonio.
Cominciamo a parlare del tuo esordio (correggimi se sbaglio) dietro la macchina da presa, nel lontano 1994, con lo short “L’alba è vicina”…
È stato il mio primo corto professionale con il quale ho iniziato a frequentare i primi festival. Un corto girato con tanta passione che mi sono autoprodotto coinvolgendo amici e parenti.
Negli anni 90 giri altri 2 cortometraggi, “I colori del cielo” e “Uomo di carta”. Ce ne puoi parlare?
“I colori del cielo” in qualche modo segue lo standard de “L’alba è vicina” ed è un corto che parla di violenza sulle donne. “Uomo di carta” è il mio esordio in pellicola 35mm, il sogno del vero cinema. Finalmente potevo avere una macchina da presa, una troupe, attori professionisti e tutti i passaggi di un film. La pellicola è stata prodotta da Gigi Spedale e Francesco Calogero.
ROME, ITALY – JUNE 11: Actress Caroline Goodall and director Massimo Coglitore attend the photocall of the movie The Elevator at Cinema Caravaggio on June 11, 2019 in Rome, Italy. (Photo by Franco Origlia/Getty Images)
Nel 2002 giri in 35 mm “Deadline”, uno short che vince ben 65 premi.
“Deadline” mi ha visto, oltre che come regista e autore delle storia, anche come produttore, insieme all’amica Anna Mazzaglia. E’ stato il mio secondo corto in 35mm, e come tutti i precedenti anche questo girato in Sicilia. E’ un film che mi ha regalato tante soddisfazioni: non a caso ha vinto 65 premi ed è stato in 145 festival internazionali. E’ stato anche l’esordio dell’attore Guido Caprino.
Andando un attimo a ritroso negli anni 90, giri 3 documentari sulla tua terra, la Sicilia. Che tipo di esperienza è stata?
Sono stati dei documentari su commissione che per le tematiche trattate mi hanno permesso di esplorare la magia della Sicilia, l’agricoltura biologica, l’arte e la follia. Infatti, uno di questi è ambientato dentro un ospedale psichiatrico. A livello personale quest’ultimo mi ha aperto un mondo che non conoscevo.
Dal 2000 al 2018 hai girato una miriade di spot pubblicitari, anche molto importanti, per il Ministero dei Trasporti. A livello di approccio lavorativo per un regista, quali sono le differenze rispetto il girare un corto o un lungometraggio?
L’approccio dal punto di vista della passione e della professionalità è uguale, ovviamente il controllo e l’espressione artistica di un regista sono molto limitati da esigenze diverse che vengono da richieste specifiche del cliente e dall’agenzia pubblicitaria. Ma quando fai una pubblicità lo sai e ti diverti lo stesso.

Nel 2007 giri “Noi due”, film tv per la Rai. Di cosa parla il film?
E’ stato il mio primo lungometraggio, anche se per la tv, ed era la prima volta che lavoravo su uno script non mio. E’ stato interessante lavorare su qualcosa che non avevo scritto e su una storia che non pensavo di raccontare. E’ un film di formazione giovanile, una love story travagliata tra Jack, un ragazzo amante delle moto, degli amici, e Greta, una pianista, proveniente da una famiglia ricca ma con una malattia cardiaca. Il tv movie è stato prodotto da Matteo Levi per Rai Fiction. 
Come nasce il progetto “The Elevator”, e quali difficoltà ha trovato sulla sua strada a livello produttivo e distributivo?
Il film è prodotto dalla “Lupin Film” di Riccardo Neri che mi ha proposto questo script, scritto in inglese, da Mauro Graiani e Riccardo Irrera, che lo aveva intrigato molto. Mi ha colpito molto il conflitto interiore dei personaggi che già era evidente nello script e l’idea che due personaggi si scontrassero dentro un ascensore era molto eccitante. E’ sempre difficile mettere su un film un film indipendente senza una distribuzione alle spalle, infatti dopo tanti anni siamo usciti, tra mille difficoltà, solo lo scorso anno.  Adesso il film è in dvd e su diverse piattaforme oltre che venduto in diverse nazioni.
Come è stato in “The Elevator” lavorare con 2 grandissimi attori come Caroline Goodall e Jason Parks?
Quando lavori con due attori di questo livello, sia dal punto di vista umano che professionale, la vita di un regista è sicuramente agevolata. Hanno dato un grosso contributo al film e per me è stato un grande piacere mettermi al loro servizio per farli rendere al meglio. Per me è fondamentale la qualità degli attori, sono il motore di un film. Una bella inquadratura senza la giusta intensità di un attore non vale nulla.
Raccontaci, se ti va, qualche aneddoto da set sul “più grande di tutti”, l’immenso Burt Young…
Burt è un grande professionista, ricordo che doveva fare delle scene dove cadeva colpito da un teaser elettrico e vista l’età non era semplicissimo, però lui si lanciava senza problemi sul materasso di sicurezza. Ogni volta che cadeva tremavo, avevo paura si facesse male, ma alla fine si è dimostrato in grande forma.

Quali sono i tuoi film e attori preferiti? In particolare, quali attori e film italiani?
È sempre complicato fare la lista dei preferiti. Ci sono tanti attori italiani, poco noti al grande pubblico, che mi piacciono molto, pieni di talento, con i quali spero di poter lavorare. La qualità di un attore non è proporzionata al proprio successo commerciale. In merito ai film, il mio preferito è “Arancia meccanica”, lo conosco a memoria.
CineAvatar è un sito seguito da molti amanti del cinema horror. E’ un genere che ti piace? Quali sono i tuoi cult horror, se ci sono, che porteresti nella classica isola deserta?
È un genere con il quale sono cresciuto e credo che molti ragazzi ne siano affascinati. Nella mia videoteca personale non possono mancare film come “Shining”, “L’esorcista”, “Nightmare – dal profondo della notte”, solo per citarne alcuni.  

Hai voglia di anticiparci qualcosa sul tuo futuro progetto, “The Straight Path”? Siamo molto curiosi.
Non sono scaramantico, ma tutte le volte che ne ho parlato ci è stato un intoppo, quindi ne parliamo magari mentre lo giro. 
Campo libero per un saluto ai tuoi fans e ai lettori di CineAvatar…
Un saluto a tutti i lettori di CineAvatar e a tutti quelli che mi seguono. Andate al cinema, i film si vedono in sala, dove la magia è unica, a casa si rivedono.