EMA, il fuoco danza a ritmo di reggaeton – Recensione del film di Pablo Larraín

0
994

Premessa: per parlare di Ema è opportuno tornare alla teoria del caos di Edward Lorenz.
La tesi sopracitata si basa sullo “studio di sistemi dinamici” con un numero finito di gradi di libertà. Secondo il matematico americano l’esposizione a lungo tempo di un sistema dinamico porta alla formazione di un attrattore strano. Per semplificare il discorso: piccole azioni possono portare a considerevoli cambiamenti. Tale fenomeno è noto come “effetto farfalla”. In pratica la teoria del caos sostiene che l’ordine delle cose derivi da un sistema di disordine, sconnesso, confuso. Il caos, appunto.
Estendendo questa “tesi” in ambito artistico, viene spontaneo pensare, ad esempio, a pittori d’avanguardia, riformatori del mezzo, che hanno fatto del disordine il loro stile autentico, originale. Su tutti il rivoluzionario Jackson Pollock. Per dipingere “Jack the Dripper” (così ribattezzato dal Time) ha sempre usato tutta la fisicità, profonda, del corpo. Siringhe, pennelli induriti, colori e un concentrato di creatività: radicata nella sua arte c’è, senza dubbio, l’esigenza di esplorare, innovare e sperimentare il linguaggio. Un espressionismo astratto al servizio dell’action painting: è idea che si fa azione, azione che diventa provocazione. E ancora: provocazione che arde dentro al corpo… e corpo che si muove libero nello spazio.
La stessa propensione a esasperare il lato emotivo della realtà è viva e pulsante nel cinema di Pablo Larraín, in particolare nel suo ultimo lavoro, Ema, presentato in concorso a Venezia 76. Il regista cileno spinge il suo sguardo verso nuovi orizzonti di rappresentazione per trovare codici estetici e comunicativi diversi, alternativi. Ema sembra una grande installazione artistica in formato videoclip, materia liquida che corre sui binari della disperazione, del riscatto e dell’autodeterminazione femminile e materna. Un oggetto metafisico, sfocato, che lavora sulle immagini, l’anti-narrazione, e affida alla musica il ruolo di leitmotiv del film.
Entropico, anarchico, di rottura: il nuovo lungometraggio di Larraín è sicuramente il più coraggioso e ambizioso della sua carriera. 

Ema un’opera difficile da decifrare ma al tempo stesso affascinante, suggestiva, magnetica. Il film richiede uno sforzo iniziale allo spettatore, trascinato in un trip lisergico nella Babilonia dei sensi. Ma è un sacrificio che viene ripagato dalla forza ipnotica, l’energia e la grinta contagiosa della sua protagonista.
La storia ruota attorno alla giovane Ema, ballerina affetta da piromania che si separa da Gastón dopo aver abbandonato il figlio adottivo Polo. L’incapacità di prendersi cura del bambino spinge la ragazza a vagare per le strade di Valparaíso a caccia di storie d’amore che l’aiutino a estirpare il senso di colpa. Ma Ema non depone le armi, la sua resa non è definitiva. E così mette in atto un piano per riprendere in mano la propria vita.
A interpretare Ema è la bellissima Mariana di Girolamo: è un angelo caduto, è fuoco che danza a ritmo pulsante di reggaeton, che naviga nel mare magnum della trasgressione e combatte per la propria indipendenza, abbracciando la “dottrina” underground e i suoi schemi anticonformisti. Larraín firma un manifesto della contro-cultura, del caos come forma di rigenerazione, che non dimentica di riflettere su temi quali l’inquinamento ambientale (il petrolio è un emblema ricorrente) e la figura della donna nella società (e nella socialità).

Il film è un inno alla libertà, all’emancipazione femminile, un grido feroce contro la moralità imposta e la repressione dei propri istinti. Uno vero schiaffo alla clausura dell’ego; una meditazione sull’amore, la sessualità, l’identità e la famiglia.
Come Lorenz e Pollock, il regista di Jackie e Neruda riproduce con Ema il suo caos più sfrenato. Lo teorizza, lo illustra, lo dimostra, lo venera. Arriva a manipolare la stessa narrazione, ellittica e disunita, per forgiare il suo personalissimo “effetto farfalla“.
In conclusione, citando il titolo di una conferenza tenuta nel 1972 da Lorenz,”>“Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?”. Se sostituiamo il Brasile con il Cile e il Texas con Ema, la risposta è sì.
Ema è la Regina dei 4 elementi. Vola in alto baciata dal vento, accarezzata dall’acqua. Libera di creare disordine, infiammare la vita e far tremare la terra. Ema è caos e creazione.