Quando Gretchen Carlson (Nicole Kidman) presentò una causa per molestie sessuali contro Roger Ailes (John Lithgow), direttore di Fox News, dopo essere stata licenziata, non poteva immaginare che questo suo gesto avrebbe ispirato una vera e propria ondata di confessioni da parte di altre donne come lei.

I tempi sono maturi per portare sul grande schermo la vera storia dello scandalo che colpì Fox News nel 2016, ricalcando un lucido ritratto della caduta di Ailes che ha valso la nomination agli ultimi premi Oscar a Charlize Theron, nei panni della presentatrice Megyn Kelly e a Margot Robbie, nel ruolo della giovane produttrice (immaginaria) Kayla Pospisil. Peccato che il film non presenti la medesima maturità.

Bombshell
Charlize Theron in Bombshell – La voce dello scandalo

I fatti, successi un anno prima che il caso Weinstein scuotesse il mondo dello spettacolo americano e desse vita al movimento #metoo, sono raccontati con un clamore misurato e fin troppo composto.
Un dramma incentrato sul valore della donna nell’informazione televisiva americana, sospesa tra la propria professionalità e i giochi di potere delle politica e dello spettacolo che la identificano come oggetto sessualizzato.

Il film, seppur tratti fatti gravi e drammatici, scivola troppe volte su alcune ingenuità narrative, facendo spesso uso dell’elemento ironico e liquidando con un “sei solo confusa” il monologo interiore di una donna che deve salvare la faccia, nel momento in cui il suo capo la invita nella propria camera d’albergo.

Bombshell
Charlize Theron e John Lithgow in Bombshell – La voce dello scandalo

La pellicola, infatti, sembra non riuscire a inquadrare il fatto che le sue protagoniste siano vittime di sessismo e lo perpetuino in virtù del continuare a lavorare per un canale di notizie fortemente politicizzato.
Bombshell gioca sul senso di colpa delle donne attraverso le umiliazioni e le attenzioni moleste, come step necessario per fare carriera.
Ciò che queste donne hanno subito è invece spaventoso e il fatto che il film faccia tanta fatica a renderlo comprensivo finisce con il minare l’intera tesi di cui si fa portavoce.

La trama soffre del mancato equilibrio tra quelli che sono i fatti narrati e come questi vengono veicolati allo spettatore; il pathos narrativo viene smorzato e il film sembra non riuscire a trasmettere nessun tipo di emozione, rimanendo quindi freddo e poco incisivo.

Un grande cast (perché indubbiamente le tre protagoniste sono davvero all’altezza dei loro ruoli) purtroppo non rende grande un film che non riesce a costruire una morale plausibile, rischiando invece di far passare un messaggio sbagliato e fin troppo politicizzato.
Se infatti da un lato il film cerca di denunciare la misoginia, dall’altro c’è la volontà di attaccare un gigante dell’informazione mettendo a repentaglio il fine ultimo della pellicola.