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Lo scandalo della pedofilia che ha scosso l’animo del mondo intero.
Il titolo Spotlight fa direttamente riferimento al nome del team di reporter del Boston Globe che ha condotto la famosa inchiesta sulla pedofilia in ambito ecclesiastico mettendone a nudo gli abusi: un’indagine, valsa il premio Pulitzer, contro l’arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto molteplici casi di pedofilia (una stima di ottanta casi) avvenuti nelle parrocchie di Boston.
Inserito nella categoria ‘Fuori Concorso’ in questa 72ma edizione del Mostra del Cinema di Venezia (un vero peccato), il film racconta una storia vera e scottante, portata sul grande schermo in maniera efficace e rigorosa: Tom McCarthy, qui sceneggiatore (insieme a Josh Singer) e regista, costruisce un trama intensa sia dal punto di vista del ritmo, sia della caratterizzazione dei protagonisti. Sublimi le star Mark Ruffalo, Stanley Tucci e Michael Keaton in un’interpretazione che quasi oscura la performance del resto del cast.
Se vogliamo definire la pellicola di McCarthy in modo diretto, si tratta del classico pugno nello stomaco che ti riporta con i piedi per terra e ti pone di fronte a una realtà malata e, cosa ancor più grave, ti presenta una società in grado di nascondere atti riprovevoli dietro una coltre di silenzio che arriva a coinvolgere anche l’ambito familiare delle stesse vittime di abusi.
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Un film che scuote nel profondo e commuove, lasciando l’amaro in bocca e il groppo alla gola. La conclusione tocca l’apice dell’emotivitá attraverso un vero e proprio climax tematico che si snoda tra le pieghe delle indagini e la vita privata di protagonisti e vittime. Ed è proprio attraverso le dure testimonianze delle giovani vittime che una storia così incredibile da essere vera viene ricostruita e intrecciata con l’abilità e la determinazione dei giornalisti impegnati nell’inchiesta. Se la tematica è delicata e scomoda, la sua trasposizione sul grande schermo risulta indubbiamente coinvolgente e fortemente emotiva, senza l’assoluto bisogno di calcare la mano sui singoli drammi personali.
Spotlight è un film che fa sul serio, raccontando i fatti così come sono realmente accaduti e documentati senza quella pretesa di farsi portavoce di un’inutile morale e coinvolgendo, come già detto, lo spettatore passo a passo nell’indagine condotta dal team che porta all’amara scoperta e all’inevitabile risoluzione finale. Non entrando nel merito del possibile riscontro mediatico, il film si augura solo di aver reso giustizia a un caso di cronaca che ha letteralmente messo in luce il lato oscuro dell’uomo all’interno del mondo della Chiesa cattolica.
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