Se è facile ricordare lo spinoso rapporto che lega la stagione estiva e la fruizione cinematografica in Italia, in pochi sottolineano come sia il periodo dell’anno più stimolante per cercare chicche e rarità che, in altri periodi dell’anno, non si avrebbe la possibilità di vedere in sala. A tal proposito, si candida fortemente a sorpresa dell’estate The Quake – Il terremoto del secolo, disaster movie norvegese diretto dall’esordiente (almeno nel lungometraggio) John Andreas Andersen e sequel del film del 2015 The Wave. Già il primo film diventò in brevissimo tempo un piccolo cult, apprezzato tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, e la stessa sorte toccherà verosimilmente a questo seguito.
Dopo essere sopravvissuti allo tsunami, il geologo Kristian Eikjord (interpretato da un assai convincente Kristoffer Joner), la moglie Idun e i figli Sondre e Julia si ritrovano al centro di un’altra calamità naturale dalle proporzioni smisurate. A destare preoccupazione questa volta è il terreno circostante il centro di Oslo: Kristian si accorge che i movimenti del suolo sono più allarmanti di quello che i suoi colleghi vorrebbero far credere, fino a giungere alla consapevolezza che non è più una questione di “se“colpirà, ma “quando” colpirà il terremoto, probabilmente perfino più devastante di quello che si scatenò sulla città nel 1904.

Nonostante all’apparenza The Quake presenti tutti i topoi tecnici e narrativi del disaster movie “classico”, non si può non notare come per altri aspetti se ne distacchi con forza. Stupisce lo stile del tutto particolare del lungometraggio, lontano sia dai chiassosi blockbuster americani sia dalla snervante artificiosità trash dei film catastrofici a basso costo “modello Asylum” (malgrado sia la locandina sia la campagna promozionale strizzino l’occhio in maniera evidente a questo tipo di produzioni). Le atmosfere sono quelle che caratterizzano il cinema nordico in ogni suo genere e anche a livello cromatico le tinte sono del tutto insolite nei film che raccontano questo tipo di eventi. Ottimi i meccanismi di costruzione della tensione: The Quake si presenta come un graduale e calibrato climax, una progressione calcolata in cui i motivi tecnici dell’esibizione di effetti speciali e spettacolarizzazioni varie e quelli etici di invito all’attenzione nei confronti dell’ambiente in cui viviamo sono sicuramente importanti, ma non diventano mai unico centro d’interesse attorno al quale si sviluppa la storia. Scrittura pulita e regia più che decorosa rendono The Quake un buonissimo prodotto d’intrattenimento. Sicuramente per il cinema d’estate, ma non per questo meno valido.