
I Tucci sono una famiglia povera di Torresecca. Il padre Danilo intreccia mozzarelle, la madre Loredana è una casalinga ossessionata dalla pulizia, con loro i due figli, il cognato, perito agrario disoccupato, e la nonna, patita di serie tv. Un giorno la famiglia, baciata dalla fortuna, vince cento milioni di euro. Inizialmente decidono di tenere nascosta la vincita, ma presto il capo famiglia si lascerà sfuggire il segreto, costringendo la famiglia a scappare a nord, più precisamente a Milano dove, si dice, vivano i ricchi. Prendono così il via le avventure più assurde di una famiglia nostrana e provinciale coi miliardi.
Poveri ma ricchi, basato sulla commedia francese, Les Tuche, è la decima fatica registica di Fausto Brizzi. La messa in scena di Brizzi funziona, nonostante una struttura narrativa poco originale: le battute risultano divertenti mentre il tono scanzonato e gli sketch che si susseguono senza sosta provocano, inevitabilmente le risate degli spettatori.
Brizzi “esordisce” nel genere delle commedia vera e propria, allontanandosi dai suoi trascorsi romantici, e lo fa con furbizia strizzando l’occhio alla classicità del tema. Gli equivoci e le situazioni quasi surreali sembrano essere, infatti, la nota più positiva della pellicola.
![]()