Marghe e Giulia, crescere in diretta: il docufilm sull’essere baby influencer di oggi

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Marghe e Giulia
Marghe e Giulia, protagoniste del docufilm andato in onda su Sky
Marghe e Giulia
Marghe e Giulia, protagoniste del docufilm andato in onda su Sky
Margherita e Giulia, in arte Marghe e Giulia Kawaii ai ragazzi più cresciuti, quelli che hanno passato la loro infanzia e adolescenza a pane e MTV forse risulteranno del tutto estranee. Ai loro occhi sono due bambine semplici, simpatiche, insomma due sorelle che si vogliono bene. Ma nel mondo dei piccoli cittadini tecnologici di oggi le due sorelle di Giugliano, in provincia di Napoli, sono molto più che due semplici sorelle: Marghe e Giulia sono due fenomeni virali, due esempi da seguire, due ragazze da commentare e a cui lasciare un “mi piace”.
Marghe e Giulia fanno parte di quell’universo sempre più in espansione degli Youtuber/Influencer, ragazzi e ragazze nativi digitali, cresciuti circondati dalla sovraesposizione mediatica, alimentati a pixel e scatti della fotocamera. Abituati a porsi davanti allo schermo con fare sicuro, non c’è applicazione per smartphone, o aspetto transmediale che essi non conoscono. Un mondo che ai loro stessi genitori risultava estraneo, alieno, a volte difficile da comprendere, ma verso cui – vuoi per la passione ed entusiasmo trascinante mostrato dalle figlie, vuoi per il successo inaspettato da loro ottenuto – si sono fatti facilmente coinvolgere e trascinare. Adesso sono loro, mamma e papà, a fare da tuttofare a Marghe e Giulia; sono i loro registi, i loro agenti, i loro autisti. Poi arrivano gli abbracci, le acconciature, le chiamate fuori dall’ufficio o sul ritorno verso casa ed ecco che gli adulti ritornano a essere semplicemente genitori.

Eppure, agli occhi di chi sulla carta d’identità alla voce “anno di nascita” riporta ancora un “millenovecento e qualcosa”, in mezzo a tutto questo mondo ovattato e colmo di sorrisi, si scruta qualcosa di strano, di profondamente incomprensibile. Questa voglia di mostrarsi e di riprendere tutto, perfino il primo giorno di scuola, è un fenomeno dilagante tanto tra i più piccoli, quanto tra i più grandi. Sulla spinta di una emulazione a domino, siamo diventati noi stessi il nostro Grande Fratello.
Marghe e Giulia, perfettamente calate in questo gioco di condivisione, hanno deciso di crescere in diretta davanti agli occhi di tutti. In un gioco di specchi e di reduplicazione di schermi, i registi Alberto Gottardo e Francesca Sironi entrano ex-abrupto nella vita delle due piccole protagoniste. Senza spiegazioni, narratori in voice over o commenti esplicativi, i due autori lasciano che siano Marghe, Giulia a raccontarsi da sole nella loro quotidianità, limitandosi a riproporre in chiave documentaristica lo stesso modus operandi seguito dalle due giovani con i loro video e le loro dirette su Instagram. La handycam di Gottardo e Sironi segue le due sorelle a debita distanza, alternando le proprie riprese a quelle delle due piccole protagoniste. Una partita di tennis giocata sul campo della (stra)ordinarietà perennemente dominata dalla voglia di condividere, riprendere, registrare lo scorrere della propria vita. L’apertura dei regali, il carnevale, un’uscita in famiglia, nulla rimane escluso ma tutto viene inglobato in questa girandola di tasti “rec” costantemente premuti e lasciati in azione. Una voglia di rendere partecipi i propri follower che i registi riescono a tradurre in linguaggio filmico attraverso riprese ampie costruite perlopiù su campi lunghi e piani americani e con cui includere all’interno del quadro quante più persone possibili. Un senso di “community” e famiglia che si sposta dal nucleo domestico al mondo esterno. E così i selfie con i fan, gli autografi e le interazioni con i propri ammiratori prendono il sopravvento su un’uscita in famiglia; il tutto prontamente ripreso dal padre stesso, complice orgoglioso del successo delle figlie.
Senza intermediazioni autoriali, interventi e modifiche nella resa del racconto, Gottardo e Sironi lasciano che la realtà si narri da sola; come una versione aggiornata agli anni Duemila di Bellissima di Luchino Visconti, un senso quasi neorealistico pervade il documentario Marghe e Giulia crescere in diretta. È un sapore dicotomico accentuato da una fotografia naturale che dona all’opera quel gusto agrodolce che attira lo spettatore a sé lasciandolo perplesso.
Marghe e Giulia si divertono, vivono l’infanzia che il mondo tecnologico ha creato per loro e lontana anni luce da quella fatta di parchi, corse tra i campi e scherzi ai citofoni. La naturalezza della ripresa e quella delle protagoniste immortalate, stride e contrasta con la tecnologia e l’artificialità che tende a dominare le loro vite. Eppure si percepisce negli occhi delle piccole la voglia di divertirsi, senza costrizioni o fili che le manovrano. Fanno i video perché vogliono farli; condividono, parlano virtualmente perché è questa la realtà alterata che abbiamo lasciato loro in eredità; crescono in diretta perché in un mondo costantemente rivolto verso uno schermo è così che si sentono di fare. La paura di essere risucchiati da uno schermo TV come in The Ring è stata già ampiamente esorcizzata; paghiamo, studiamo, ci scervelliamo per entrarci dentro. I bambini, osservatori attenti e abili imitatori di noi adulti, non possono far altro che emulare e reduplicare questa voglia di autoesporsi. Loro lo fanno solo con più allegria, ingenuità. freschezza. L’importante è mantenere vivo il loro fanciullino interiore, lasciarli galoppare con la fantasia. Per diventare veramente grandi, per crescere non in numeri di follower ma di età, c’è ancora tempo.