L’événement di Audrey Diwan è un dramma d’impatto, crudo, vivido.
Un cinema di realismo che indaga la natura fisica dell’aborto.

Vincitore del Leone d’oro a Venezia 78.

L’événement, l’evento. La cronaca intima di una giovane donna che lotta per il controllo del proprio corpo è tanto attuale quanto importante. L’événement è un dramma d’impatto, crudo, vivo. Non un film d’orrore ma sull’orrore, sulla carne e il sangue, sulla capacità di vivere sostenendo in grembo una nuova vita. Audrey Diwan lavora sulla componente attoriale, sulla recitazione essenziale della sua protagonista (una ipnotica Anamaria Vartolomei), sottraendo ogni forma di artificio per limitare al minimo la finzione. È un cinema di realismo, di contatto, di fisicità. Un cinema che richiede un quid emotivo dirompente per smuovere le coscienze di chi sostiene le libertà personali, le proprie battaglie, i propri calvari.

Audrey Diwan e la co-sceneggiatrice Marcia Romano hanno adattato la sceneggiatura dal romanzo autobiografico di Annie Ernaux del 2000, immergendosi direttamente nel mondo del personaggio principale. Diwan e Romano elaborano un argomento delicato in maniera concisa e diretta, senza menzionare mai l’atto di per sé. Il valore intrinseco dell’aborto sembra valere molto di più della parola usata per definirlo.

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Nel silenzio del dolore

La sceneggiatura lavora per sottrazione, sospendendo il tempo e lo spazio attorno alla protagonista, e cercando di sottolineare l’umiliazione e la disgrazia di una giovane ragazza che, a causa di una gravidanza indesiderata, vede congelare le prospettive future in una Francia degli anni ’60. Le rigide leggi contro l’interruzione di gravidanza, la minaccia del carcere e gli estremi rischi di incorrere in pratiche illegali, potenzialmente fatali, isolano la protagonista. La riducono al silenzio, la svuotano, fino ad alienarla totalmente. Anne (Anamaria Vartolomei) rimane completamente sola ad affrontare il suo dramma e l’isolamento diventa sempre più evidente ogni volta che cerca aiuto. Medici, adulti e coetanei: le figure attorno a lei sembrano respingerla per via del suo stato; Anne è lasciata sola nell’imbarazzo e nella negligenza altrui, persino il medico la inganna prescrivendole un farmaco che rafforza l’embrione.

Bugie e pregiudizi raccontano le 12 settimane che passano allontanando sempre di più la possibilità di intraprendere un’azione decisiva. L’angoscia e la lotta di Anne sono sottolineate da una regia che le rimane appiccata, alla ricerca di segni di resa sul suo viso. La performance di Anamaria  Vartolomei è definita tanto dal panico negli occhi e dagli atteggiamenti quanto dalla rabbia che le preclude le scelte.

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La natura intima e fisica dell’esperienza

Diwan trasforma, ad un certo punto, il film in un thriller psicologico e suggestivo. Concentrandosi sul turbolento stato emotivo di Anne e sulle decisioni sofferte che è costretta a compiere, la regista sottolinea la lotta di Anne con un corpo che vuole resisterle. Alcune scene sono piuttosto angoscianti, fisicamente esplicite, quasi a lambire una pornografia del dolore non necessaria. In questo senso il film si spinge troppo oltre, affidando a immagini raccapriccianti il compito di veicolare un messaggio di straziante sofferenza che avrebbe sortito un effetto più potente se consegnato al solo comparto sonoro. Il male si manifesta con violenza su Anne. Nelle sue grida agonizzanti si manifesta tutta la natura intima e fisica dell’esperienza.

L’événement ha sicuramente il pregio trascendere il contesto temporale e ricordare quali sono, ancora oggi, i temi importanti. Non solo di stampo femminista ma universali, fuori dal binarismo di genere e focalizzati sulla libertà di scelta individuale.

Vincitore del Leone d’oro a Venezia 78.

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