La recensione di IMPREVISTI DIGITALI,
il nuovo film di Benoît Delépine e Gustave Kervern

Imprevisti digitali, ovvero storie di marginalità culturale in cui la tecnologia, invece che aiutare, complica la vita a tal punto da renderla insostenibile. È questo il caso di una tassista, drogata di serie tv, che non riesce a prendere più di una stella dai propri clienti e vede quindi il suo business rovinato. O quella di un padre che, innamorato della voce di un call center, cerca di salvare la figlia da un video di cyberbullismo e incontrare la sua amata. E c’è una mamma sola, che cerca di ricostruire il legame con il figlio. Lei è vittima di un sex tape e vuole cancellarlo dal cloud. La missione di queste persone? Mettere a ferro e fuoco i server della Silicon Valley.

Imprevisti digitali è figlio di un cinema vecchio, stanco e antiquato. Sotto una pur invidiabile veste ironica, i due registi Benoît Delépine e Gustave Kervern raccontano un mondo che non c’è più, come se fosse il futuro che ci aspetta. Eppure tutto è cambiato negli ultimi mesi e il tempo, quando si parla di film, è un’arma che può portare a un invecchiamento precoce dell’opera. La tecnologia dopo il lockdown è stata adottata da tutti come strumento sì problematico, ma sicuramente non incomprensibile.

Ci sono dubbi etici, problemi (come quello del tracciamento dati, quasi mai affrontato nel film) che la modernità deve affrontare. Ma il progresso tecnologico ha portato anche a tanti vantaggi nella “nuova normalità”. Dopo avere assistito, negli ultimi mesi, a videochiamate con ottantenni, ad anziani in grado di fare shopping online o di richiedere servizi digitali, l’incapacità dei protagonisti del film di Delépine e Kervern suona inesorabilmente “pre Covid”. È evitata, per fortuna, la retorica dei “valori di un tempo” come il ritorno alla natura o a una vita di comunicazione faccia a faccia. Appena un personaggio si approccia a un asino libero in un campo viene morso. I registi evitano questa trappola, ma ne cadono in una ben peggiore: l’attivismo anti digitale. 

imprevisti digitali Ex gillet gialli (trovata geniale mal sfruttata) i protagonisti si trovano a combattere un nuovo nemico invisibile: internet. Le modalità di lotta sono le stesse adottate contro il governo: proteste sulle rotonde e tentativi di sabotaggio vari. Ma questa volta la lotta politica, o politicizzata, contro il web è condotta in solitaria. Il resto del mondo sembra anestetizzato. Come se, scrivere messaggi al cellulare o guardare un video insieme non sia un atto di comunicazione. Come se il cellulare non fosse un oggetto, ma una personalità ostica e avversa alla serenità. Ancora una volta il cinema accusa la tecnologia, mai chi la usa. Imprevisti digitali ama la retorica del complotto, l’abbraccia con terrore (il film sembra avere la grana di un girato in pellicola. Ovviamente opposto al digitale). Nessuno aiuta, tutti complicano. Nella decadenza generale del piccolo quartiere solo la solidarietà umana tiene a galla i protagonisti.

In questa visione semplicistica, stereotipata e dannosa è impossibile ritrovarsi, riderne o commuoversi. La simpatia per l’inetto digitale, quasi di fantozziana memoria, diventa addirittura un pretesto retorico per una lamentazione degna delle barzellette nei giornali dell’enigmistica.

E allora ecco che i rider sono trentenni invecchiati malissimo e disperati, gli hacker sono divinità spaventate che cercano di sopravvivere conoscendo da vicino il nemico. I server dei contenitori intelligenti e ordinatissimi nella loro conservazione dei dati. Una visione grottesca e distorta che non crea mostri, non fa vedere angoli del problema fino ad ora nascosti, ma si limita ad amplificare le incertezze e le paure ampiamente superate. Imprevisti digitali, a oggi, è un film totalmente inaccettabile. Sarebbe andato bene nei primi anni 2000, per quanto descrive paure ampiamente superate, mostra una tecnologia realmente inesistente, sottopone i protagonisti a vessazioni di chi crede di vedere il futuro, ma sta solo raccontando le ansie del proprio passato. Manca solo il millenium bug.