A 8 anni dal suo ultimo film, Michael Mann torna alla regia con Ferrari, in concorso a Venezia 80. Recensione.

Di cosa parla Ferrari?

È l’estate del 1957. Dietro lo spettacolo della Formula 1, l’ex pilota Enzo Ferrari è in crisi. Il fallimento incombe sull’azienda che lui e la moglie Laura hanno costruito da zero dieci anni prima. Il loro matrimonio si incrina con la perdita del loro unico figlio Dino. Ferrari lotta per riconoscerne un altro, avuto con Lina Lardi. Nel frattempo la passione dei piloti per la vittoria li spinge al limite quando si lanciano nella pericolosa corsa che attraversa tutta l’Italia: la Mille Miglia.

Com’è il nuovo film di Michael Mann?

Ferrari è un film travolgente, spaccato su un anno cruciale per la vita e la carriera del suo fondatore, il 1957. Un momento che consacra l’ex-pilota nell’olimpo dell’industria delle auto da corsa.

Michael Mann si avvicina con rispetto e devozione alla materia, ricostruendo la vicenda con cura e bilanciando in due ore di film i momenti salienti della vita pubblica e privata di Ferrari. Il regista di Heat – La sfida mette in campo tutta la passione e l’ingegno di un uomo che sembra aver affrontato fin troppe sfide nella vita, ma da cui riesce sempre a rialzarsi.

Mann, infatti, cerca di far convivere il fascino di Enzo Ferrari, la sua arguzia, il necessario bisogno di un rifugio emotivo, la tragedia e la scommessa in una sola gara. E il risultato è soddisfacente.

FERRARI Credits: Eros Hoagland – Fonte: La Biennale di Venezia ferrari recensione film
Nel cuore del tempo

Tutto è una questione di velocità, di istinto e pericolo e il personaggio di Enzo Ferrari è scolpito in un tempo eterno, diventando prima un’icona e poi l’imprenditore di un marchio entrato nel mito.

Il film non è un vero biopic, è molto di più: Ferrari condensa il destino del suo protagonista nel tempo, bilanciando storia e ritmo, dapprima rallentato, poi asincrono, e infine sempre più accelerato.

FERRARI Credits: Eros Hoagland – Fonte: La Biennale di Venezia ferrari recensione film
Il ritorno di Mann

Michael Mann dimostra ancora una volta la sua grande capacità registica soprattutto nelle scene della Mille Miglia che sono avvincenti e spettacolari. Ferrari passa dal film di genere al melodramma, ma senza cadere nella retorica di un racconto di successo o sacrificio. Il personaggio incarnato da Adam Driver è pieno di lati oscuri, di momenti bui che alternano costantemente vita e morte.

L’attore americano è granitico nella sua interpretazione e spesso sono i silenzi e la mascella serrata ad esprimere più delle parole. Ferrari costruisce muri per non poter mostrare i suoi sentimenti, ma il tormento e la determinazione gli segnano il volto. È un film che, indubbiamente, tiene incollati appassionando e sconvolgendo il pubblico, anche chi non conosce così bene l’uomo oltre il mito.