Dune – Parte 2, il kolossal diretto da Denis Villeneuve, è un viaggio epico nell’universo di Frank Herbert.

Di cosa parla Dune parte 2?

Tratto dalla seconda parte del libro omonimo della saga fantascientifica di Frank Herbert, Dune riprende esattamente da dove si era chiuso il primo film. Paul Atreides (Timothée Chalamet) e sua madre, Lady Jessica (Rebecca Ferguson), in fuga dagli Harkonnen, si uniscono ai Fremen assumendone gli usi e i costumi. Allo stesso tempo, Paul, venerato sempre di più come il messia profetizzato dal popolo del deserto, cerca vendetta per l’uccisione del padre, Leto Atreides e trova l’amore e il sostegno in Chani (Zendaya). Deve però fare il conto con la preveggenza che lo tormenta e che predice una guerra santa in suo nome.

Dune - Parte 2
Foto: Warner Bros.

L’universo che si intravede dietro Dune

Parlare in breve di Dune e del mondo in cui prende forma è difficile. Questo perché è un universo sfaccettato e intricato, che si dirama, come la Spezia, lungo diverse vie e reticoli, in una storia che dura più di 4000 anni. Dune: parte 2, ma soprattutto Dune: parte 1, sono una sorta di preludio a quello che deve ancora accadere, quando le decisioni prese fino a questo momento si ripercuoteranno sulle vite dei protagonisti. E la nuova opera, questo lo fa intuire bene. Lo vedremo mai al cinema? La risposta dovrà aspettare il responso del box office.

Denis Villenueve si muove con fare deciso, di chi sa dove vuole arrivare. La prima cosa che si nota è che il regista conosce l’ampio materiale di cui sta parlando bilanciando bene ciò che ha inserito, e ciò che ha tralasciato dal libro, per prefigurare al meglio la fitta trama di eventi futuri.

La danza di Villenueve tra le dune di Arrakis

Il regista riprende lo stile del primo film e lo eleva. Tutto appare più imponente, maestoso, vibrante di tensione. Calca la mano sulla parte spirituale, che diventa un perno della trama. Viene risaltata dai suoni e dalle musiche con solennità e reverenza, grazie alle note basse; alle voci e ai cori provenienti come da un altro mondo; ma anche dai silenzi. Questi si intrecciano al deserto in cui gran parte del film è ambientata, e rimangono in ascolto come fa lo spettatore. La stessa fotografia appare calda e vitale da un lato, quanto fredda e funerea dall’altro. Queste sensazioni vengono amplificate anche dalle scenografie che, a volte, vengono riprese attraverso scorci e tagli che le estraneano dal contesto e le fermano nel tempo per un momento, prima che assumano un senso concreto.

Non meno importanti sono la sceneggiatura e il montaggio, che alternano le vicende di Paul e i Fremen a quelle degli Harkonnen. Tutto è calibrato e attento, lento come la vita su Arrakis e sussurrato all’orecchio dello spettatore come i complotti narrati. È così che non c’è un aspetto del motore cinematografico che non sia studiato, incasellato e restituito in modo perfetto. Perfino i dettagli più banali, come la visiera oscurata di un casco da pilota o la ventola per l’aria sul retro di una tuta da soldato, vengono mostrati per affermare che fanno parte della vicenda.

Dune - Parte 2
Foto: Warner Bros.

Le tematiche di Dune – Parte 2

Parlando del film, non si possono tralasciare alcune dei temi di cui parla. La saga letteraria attinge alla storia umana per mostrare un futuro, ambientato fra circa 10000 anni, in cui la religione e la politica permangono come il motore che muove il tessuto sociale. Il potere (e il tenace desiderio di detenerlo) è ciò che crea e disfa alleanze con la facilità di un cambio di abiti. Ma allo stesso tempo la spiritualità, dietro cui si nasconde comunque la voglia di potere, muove il cuore di milioni di persone, tanto da arrivare a dare la propria vita e a combattere una guerra santa in nome di quel Credo. Dune mostra anche come la donna sia il vero motore dietro le azioni dell’uomo, come sia l’unica, o quasi, a parte il Kwisatz Haderach, a riuscire ad avere la forza necessaria ad amministrare “la magia” e la conoscenza senza esserne annientata. Il lungometraggio riesce a portare in scena queste tematiche in modo naturale e bilanciato. Anche lo spettatore “a digiuno” può riuscire a comprendere il sotto testo della narrazione. Non è poco. 

Per concludere

Villeneuve riesce, con una bravura e un rispetto reverenziale per il testo, nel complicato intento di portare sul grande schermo una storia intricata su carta e davvero complicata da adattare al cinema. Il risultato è che Dune: parte 2 incolla alla poltrona lo spettatore per quasi tre ore trasportandolo direttamente nel mondo di Arrakis.

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