Minimale, elegante, raffinato: Decision to Leave è uno dei migliori film dell’anno. La nostra recensione del melo di Park Chan-wook

Di cosa parla Decision to Leave?

Il detective Hae-Jun, insieme al partner Soo-Wan, è chiamato a indagare sulla morte di un ex impiegato dell’ufficio immigrazione durante un’escursione in montagna. I due chiamano a deposizione la moglie dell’uomo, Seo- Rae, un’immigrata cinese che lavora come badante e ha poca dimestichezza con la lingua.

Il detective, davanti alla strana reazione della donna, che sembra non avere nessun dolore per la perdita, inizia a sospettare di lei. Ma fin dal primo incontro l’uomo prova una forte attrazione per la donna, che sembra essere ricambiata. Questo porterà a imprevedibili sviluppi, non solo nell’indagine ma anche nella vita familiare del detective, sposato e con un figlio.

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Perchè vedere Decision to Leave?

Park Chan-wook è un regista ormai cult, arrivato al successo grazie alla celebre trilogia della vendetta nei primi anni 2000. In quel trittico il cineasta sudcoreano, in particolare con Old Boy, ha mostrato uno stile del tutto personale, tra pulp e barocco, esplosioni di violenza e grande raffinatezza formale, senza disdegnare incursioni fumettistiche.

Dunque, la firma di Park Chan-wook su Decision to Leave è già un motivo importante che può spingere alla visione. La parte più “estrema” del suo cinema, però, in questo lungometraggio è decisamente più ai margini. Il film si sofferma maggiormente sulla raffinatezza e un apparente minimalismo nella costruzione delle scene (e degli ambienti), oltre che una straordinaria attenzione sui corpi dei due protagonisti. La telecamera gira costantemente su di loro, sia nelle sequenze dove sono insieme, sia nelle scene singole, mostrando piccoli movimenti che, al contempo, ne ingrandiscono lo spessore.

Decision to Leave parte come un thriller investigativo ma col passare dei minuti diventa un melodramma intenso su due anime perse che finiscono per attrarsi andando incontro a un destino amaro.

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I due protagonisti di Decision to Leave recensione
A chi può piacere Decision to Leave?

Il film piacerà a chi è disposto ad abbracciare un Park Chan-wook che qui mette da parte il suo lato più enfatico e violento, ma accentua quello più raffinato ed elegante, raggiungendo da questo punto di vista una maturità straordinaria.

Inoltre, Decision to Leave è uno degli omaggio più brillanti al cinema di Hitchcock, sia nella costruzione dei personaggi sia nella loro interazione e crescita durante il racconto. Impossibile ad un certo punto non pensare a James Stewart e Kim Novak in La donna che visse due volte.

Come ultimo punto, perché no, il film può piacere anche a chi ama il mare o la montagna, o entrambi: queste due ambientazioni sono protagoniste di scene fondamentali nello sviluppo della storia e donano alla pellicola una prospettiva filosofica.

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I due protagonisti di Decision to Leave recensione
Decision to Leave è un melo elegante e raffinato

L’ultima fatica del cineasta sudcoreano è un melodramma elegante e raffinato che non lascia da parte la sua doppia natura, quella del thriller investigativo.

Decision to Leave ha il potere di stupire il pubblico con grandi intuizioni e idee di regia, pur mantenendo un maggior formalismo rispetto ai film precedenti del regista. Tra Hitchcock e la new wave del cinema sudcoreano, Park Chan-wook ha fatto centro ancora una volta, portando in scena uno dei miglior film dell’anno.