
Assassin’s Creed è l’atteso blockbuster di Justin Kurzel tratto dall’omonimo videogioco dalla Ubisoft.
La storia ruota attorno al personaggio di Callum Lynch, interpretato da Michael Fassbender, discendente di un membro dell’antico Ordine degli Assassini. Dopo avere assistito alla morte di sua madre ed essersi dato alla fuga, Callum trascorre la vita come un criminale. Condannato a morte, verrà salvato dal moderno Ordine dei Templari e costretto a utilizzare l’Animus, un apparato in grado di farlo entrare in contatto con i ricordi dei propri antenati. Attraverso questo macchinario i templari mirano a ritrovare la mela dell’Eden, oggetto della collera divina nelle leggende che potrebbe, però, rivelarsi un antico cimelio contenente la struttura genetica del libero arbitrio.
Bisogna dare atto al regista e agli sceneggiatori che il film non si presta ad una raffinatezza nella messa in scena o nella scrittura dei dialoghi che, forse, non era nemmeno richiesta. Assassin’s Creed concentra tutte le energie sul proprio protagonista senza mai riuscire a caratterizzarlo o a giustificare le sue azioni. Viene creata un’atmosfera di mistero tramite un assortito campo di comprimari ma, a questi, vengono affidati dialoghi troppo inconsistenti. Ogni momento del film che poteva essere toccante emotivamente (il salto della fede) o interessante cinematograficamente (il continuo rimbalzarsi tra presente reale e ricordi antichi) viene assorbito da una austerità nella rappresentazione o da un linguaggio inadatto. Gli effetti speciali sono brillanti da un lato e decisamente insufficienti dall’altro, ma non sarebbe un problema se questo non inficiasse la comprensibilità della ricostruzione. Kurzel apre il film lasciando ben sperare, con immagini ampie e pochi interventi di montaggio ma, man mano che ci si avvicina al finale, l’azione si fa sempre più caotica, confusa e frenetica.
