
Lisa e Kate sono due sorelle che partono per una vacanza in Messico. Lisa è stata recentemente lasciata dal fidanzato e Kate cerca di farla svagare il più possibile. Decidono quindi, non senza dubbi, di provare un’esperienza estrema: immergersi, protette da una gabbia, in un punto dell’oceano particolarmente popolato dagli squali. L’avventura si trasformerà in un incubo quando il gancio che collega la gabbia alla barca si rompe e le due precipitano sul fondale.
Tra gli svariati natural horror, ovvero il tipo di film che mette in scena lo scontro tra l’uomo e gli animali, è difficile tenere il conto di quelli con protagonisti gli squali. Si può dire con certezza che lo squalo è uno degli animali più legati al terrore, alla paura. Ovviamente molto si deve a Lo squalo di Steven Spielberg, del 1975, che diede inizio a un filone sterminato con risultati molto diversi tra di loro, passando dagli horror puri alle derive trash in stile Sharknado. Insomma, ormai è quasi impossibile fare un film sugli squali che sia completamente originale.

Di recente abbiamo visto The Shallows – Paradise Beach, un altro shark movie, a dire il vero non molto convincente, che ha molti punti in contatto con 47 metri. In entrambi i casi l’intenzione è quella di unire due elementi: gli squali e l’isolamento delle protagoniste. In 47 metri sono due, in The Shallows era una sola ma con un’idea alla base molto vicina.
47 metri riesce però a convincere maggiormente, grazie all’inserimento di un altro elemento: quasi tutto il lungometraggio si svolge sul fondale marino, sott’acqua e per una buona parte dentro a una gabbia.
Il buio dell’oceano e, appunto, la gabbia opprimente danno una sensazione di claustrofobia che in quanto a terrore, spaventa anche più della presenza degli squali.
